ANNONE BRIANZA – Crollo del ponte di Annone, fissata l’udienza in Appello nei confronti di Angelo Valsecchi, all’epoca dei fatti dirigente della Provincia di Lecco, Giovanni Salvatore, dirigente Anas e all’epoca responsabile della statale 36, e Andrea Sesana, funzionario della Provincia di Lecco.
L’udienza si terrà il prossimo 17 ottobre davanti alla V sezione della Corte d’Appello di Milano.
Il 6 settembre 2021 in primo grado il giudice Enrico Manzi – all’epoca in forza al tribunale di Lecco – aveva inflitto 3 anni e 8 mesi di reclusione ad Angelo Valsecchi, 3 anni 6 mesi Giovanni Salvatore e 3 anni Andrea Sesana. Silvia Garbelli, funzionario della Provincia di Bergamo, che aveva firmato l’autorizzazione al transito del mezzo pesante, venne assolta perché “il fatto non costituisce reato”.
A più di due anni dalla sentenza di I grado si tornerà a parlare del crollo del ponte di Annone Brianza, avvenuto alle 17:22 del 28 ottobre del 2016, che provocò la morte di Claudio Bertini, 65 anni di Civate, che ebbe la sfortuna di passare in quel momento sotto l’infrastruttura, e altre sette persone rimasero ferite. Il ponte crollò al passaggio di un Tir della ditta “Nicoli trasporti e spedizioni” di Albino (Bergamo), con un carico di bobine di metallo. Un trasporto eccezionale, di oltre 107 tonnellate che non avrebbe dovuto passare su quel ponte: il carico massimo previsto era di 44 tonnellate, ma non vi era alcuna segnaletica a indicarlo. Ci fu un rimpallo di responsabilità tra Anas e Provincia di Lecco e i loro dirigenti sono finiti a processo.
La Procura – allora guidata da Antonio Chiappani – aveva indagato e chiesto il processo per sei persone, poi la posizione del dirigente del settore Trasporti della Provincia di Bergamo venne stralciata e dichiarato “non giudicabile”, mentre un professionista, che era stato incaricato di predisporre un progetto di manutenzione straordinaria del cavalcavia, ha patteggiato nella fase preliminare. Rimasero a processo in quattro e tre imputati vennero condannati. Il giudice Enrico Manzi motivò così le tre condanne: “Hanno posto poca attenzione allo stato dei calcinacci del cavalcavia e non hanno preso decisioni per la limitazione o chiusura del ponte”. I legali dei tre condannati (gli Edoardo Fumagalli, Stefano Pelizzari e Raffaella Rizza, rispettivamente per Angelo Valsecchi, Andrea Sesana e Giovanni Salvatore) hanno presentato ricorso e a più di 25 mesi dalla sentenza di I grado è stato fissato l’Appello.
A. Pa.