LA REGOLA DI SHARDANA.
A LECCO GIOVANNI FLORIS
SI RIVELA LIBERO ROMANZIERE

Floris2LECCO – Giovanni Floris è stato l’ospite d‘eccezione di questa sera in sala Ticozzi, sebbene in una versione a cui probabilmente il suo pubblico non è abituato ad immaginarlo: non giornalista bensì romanziere. E proprio per presentare il suo ultimo romanzo “La prima regola degli Shardana” è intervenuto nell’ambito della rassegna “Leggermente”.

“Il libro – racconta l’autore – è la storia del riscatto di tre amici cinquantenni che hanno perso il gusto della vita, il sapore delle cose. I protagonisti sono un avvocato un po’ imbroglione, un imprenditore fallito e un giornalista di successo che attraverso una serie di vicende burrascose finiscono per trovarsi in Sardegna, nell’Ogliastra, con l’obiettivo di far rinascere una squadra di calcio. La Sardegna è qui il simbolo della terra dura, che in quanto tale li pone a confronto con i fatti, con quello che sono ed è a partire da questa consapevolezza che ‘si salveranno’, con l’aiuto di Michela, un’amica trentenne che tuttavia li guida, li prende per mano, ricordando loro che tutto passa, che ogni esperienza è un’esperienza appunto e che la vita è più ampia. Il titolo parla di Shardana – prosegue Floris – secondo la tradizione essi sono dei guerrieri del Duemila avanti Cristo che prendevano il mare dalla Sardegna per fare pirateria, saccheggiare navi e tesori, per poi ritornare nella loro terra. Come ancora oggi i sardi ricordano ai bambini, questi pirati avevano una regola, ‘la prima regola degli Shardana’. E sarà proprio questa prima regola a salvare i tre eroi del libro e a dare un senso all’intera storia”.

libro florisCome ha notato il moderatore, Floris ha scritto due romanzi in due anni e in effetti il conduttore di “Di Martedì” confessa che “Scrivere romanzi mi piace molto, lo considero come una professione di libertà che mi consente di uscire dagli schemi rigorosi che mi fisso da giornalista. Nel romanzo il personaggio del giornalista spiega come il successo gli abbia cambiato la vita senza però essere una garanzia di felicità. Il mio sogno era quello di fare il giornalista e sono contento di esserci riuscito, non avrei mai immaginato di raggiungere la visibilità che ho dal 2002 e questo mi ha cambiato. Non è questione di avere successo, ma di pagare molto cari gli errori che si commettono quando si è così noti, quando spesso bisogna fare i conti con l’immagine che la gente ha di me, che è diversa da quella che io ho di me. E il fatto di essere a così stretto contatto col mondo della politica amplifica il tutto. Le logiche politiche sono infatti molto particolari, non sono disprezzabili ma sono ‘altre’ e soprattutto non sono semplicemente by-passabili”.

Grazie alla presenza di Giovanni Floris il pubblico questa sera ha ripercorso alcuni importanti pezzi della storia e della politica italiana: “Quando siamo partiti con Ballarò – spiega il giornalista – era l’era di Berlusconi e Prodi e della fine dalla prima repubblica, oggi invece stiamo uscendo dalla fase di Berlusconi e Prodi, ma è un’uscita di bassa qualità: se quelli rappresentavano due culture, due antropologie politiche, la classe politica di oggi appare molto ‘leggera’ rispecchiando l’umore del paese nei suoi confronti. I nuovi politici si intestano un grande cambiamento, senza però portare nuove idee, ma solo nuovi volti e nuove età; è una classe politica che tende a disprezzare e banalizzare la complessità delle cose, che si è formata guardando o partecipando ai talk show senza una vera formazione politica. Del resto una rottamazione che finisce con Verdini che sostiene un governo, non mi sembra esattamente tale”.

Oltre che dei contenuti Floris ha speso qualcheFloris parola anche sui contenitori, sulle sue creature “Ballarò” di Rai2 e “Di Martedì” su La7: “Ballarò si situava in un’epoca in cui si militava molto, dimenticando un po’ il dato di fatto e quindi avevamo il compito di riportare l’attenzione sui piccoli problemi e sulla loro soluzione. Oggi il dato di fatto è invece sempre presente e tende a perdersi la visione comune, l’orizzonte in cui si collocano i singoli dati di fatto: con Di Martedì cerchiamo dunque di dare una lettura complessiva delle piccole cose. Il passaggio dalla Rai a La7 è stato un cambiamento traumatico, alla prima puntata siamo andati malissimo, raggiungendo solo il 3% di share. Da un lato ho dovuto cominciare a fare i conti con le logiche del mercato della televisione, dei palinsesti, delle pubblicità, dall’altro abbiamo dovuto lavorare sodo per riconquistare la gente, dare loro un motivo per venire a vederci su La7. In ogni caso la televisione mi ha solo dato, mi ha fatto conoscere un mondo e delle persone che mai avrei immaginato, mi ha fatto vivere la storia del paese in prima persona, mi ha messo a tu per tu con personaggi straordinari”.

Floris3Approfittando della sua esperienza di corrispondente negli Stati Uniti, Colombo chiede a Floris un commento sull’ascesa di Trump: “Questo fenomeno deve essere un monito per noi – risponde il giornalista – che in fondo non siamo molto lontani da un certo tipo di linguaggio e di atteggiamento. Aggiungo però che tutti gli ‘anti-sistema’ si rivelano sempre dei bluff, che si ridimensionano una volta entrati nel sistema, anche se è sempre preferibile che chi decide di far politica sia una persona razionale e lucida”. Tornando invece in Italia, a proposito delle elezioni amministrative delle due principali città Floris aggiunge: “A Milano c’è una situazione equilibrata, che rappresenta anche una prova di maturità delle forze politiche che hanno elaborato la candidatura. A Roma invece è un inferno, la città avrebbe diritto ad un dirigente che abbia il solo obiettivo di guidarla al meglio”.

Prima della classica firma del libro che l’autore concede in queste occasioni, il giornalista ha salutato il pubblico con un consiglio per i giovani, mutuato da Gramsci: “Studiare, studiare e studiare”.

 

Manuela Valsecchi