GRAFFIO/LICEO DEL MADE IN ITALY A ZERO. “LA MATEMATICA NON È UN’OPINIONE”

L’affermazione può sembrare scontata, ma non è così, soprattutto se si leggono i commenti di alcuni componenti del Governo, che si occupano di scuola e che dovrebbero conoscere e condividere l’affermazione scritta.

Il commento, appena fatto, si applica agli esiti pubblicati sul sito del MIM, riguardanti le iscrizioni online al primo anno delle scuole superiori, per un totale di circa 469 mila iscritti, compresi tutti gli indirizzi.
L’attesa e la curiosità erano, dai più rivolta al numero degli studenti che si sarebbero iscritti al nuovo liceo del made in Italy e alla nuova filiera tecnologica 4+2 targata Valditara; se non altro per i dubbi che queste perlomeno frettolose riforme hanno indotto un po’ in tutta la Società e soprattutto nelle famiglie. Noi ne abbiamo scritto e argomentato ampiamente.

Gli esiti, usando un termine un po’ forte e forse poco rispettoso per l’istituzione scolastica, ma è quello che dobbiamo purtroppo usare, sono una debacle. Usando un paragone tennistico, che in questi tempi è di moda, potremmo dire 6-0, 6-1.

Infatti, il numero degli iscritti al famoso liceo del made in Italy, sono “ben” 375 in tutta Italia, pari allo 0,08% sul totale degli iscritti e in Lombardia la media è ancora più bassa, pari a 0,04%, così come in Piemonte (0,01%), Veneto (0,02%), Emilia-Romagna (0,03%), le quattro regioni dove è concentrato il vero made in Italy.
Questi iscritti sono distribuiti nei 92 licei che hanno aderito alla riforma, con una media di 4 iscritti per scuola, per cui anche nell’impossibilità di formare delle classi con un numero minimo di studenti.

Gli iscritti invece alla nuova sperimentazione della filiera tecnologica 4+2 targata Valditara, che dovrebbe risollevare le sorti della carenza di tecnici per le nostre aziende industriali, raddoppiando il numero degli iscritti agli ITS, per non perdere i fondi del PNRR, sono un “po’ di più” dell’esiguità degli iscritti al liceo del made in Italy, “ben” 1669 nuovi iscritti, pari allo 0,35% del totale degli iscritti, per un equivalente di 66 sezioni in tutta Italia, ammesso che siano possibile fare.

Per chi non è in attesa di fare un uso improprio della matematica, o di “celebrare la debacle tennistica”, ci sarebbero invece delle analisi più approfondite da fare sugli iscritti, che rafforzano tutte le preoccupazioni sulla necessità di porre mano, e con urgenza, ad una seria rivoluzione copernicana dell’istruzione tecnica. Ne ha bisogno con urgenza la nostra economia e il nostro welfare.
Insomma dobbiamo ricominciare daccapo.

di Valerio Ricciardelli

studioso ed esperto
di Technical Education