“LE SCOMODITÀ DI UNA CITTADINANZA ONORARIA A NINO DI MATTEO”

La vera sfida per tutti sta nel cercare di essere protagonisti nelle importanti vicende che ci circondano avendo il coraggio e la costanza di costruire le nostre opinioni basate non su facili slogans ma su di consapevoli, anche se a volte faticosi, approfondimenti.

Quindi il coraggio di leggere fino in fondo anche questo scritto.

Ci sono perlomeno 2 modi per giudicare la riuscita o meno di un’iniziativa pubblica: quella di contare le presenze all’avvenimento e/o quella di registrare la significatività dell’approfondimento rispetto ai valori sottesi per la collettività oltre che lo spessore degli interventi che si sono succeduti.

Sul primo “misuratore” può spiacere un po’ costatare che solo circa 25 persone tra cittadini e amministratori locali (tra cui 2 sindaci e qualche assessore e consigliere) abbiano sentito l’esigenza di esserci ma coloro che sono stati presenti (arrivati da vari Comuni della Provincia) all’assemblea pubblica svoltasi giovedì sera nella sala consigliare di Oggiono per discutere e confrontarsi sulla proposta di concessione della cittadinanza onoraria al magistrato Nino di Matteo, non possono certamente dire che il tema e soprattutto le scomode immagini dei filmati condivisi non abbiano rappresentato un vero e proprio “pugno nello stomaco” per chi continua giustamente a credere nello Stato di Diritto.
Proposta per la cittadinanza onoraria a Di Matteo non a caso uno dei magistrati/simbolo della lotta alle Mafie ma anche alle storiche quanto documentate e comprovate contraddizioni e compromissioni, ad esse collegate, di importanti settori della nostra società e di parti non secondarie delle nostre stesse Istituzioni.

Proposta del resto sollecitata pubblicamente più volte per via mediatica, nel corso di almeno un anno mezzo, indirizzata a tutti i consigli comunali della Provincia ed in primis al mio Comune di appartenenza di Oggiono e, da qualche mese, pure a quello di Dolzago nella figura del suo sindaco, direttamente coinvolto in quanto anche coordinatore provinciale dell’Associazione nazionale “Avviso Pubblico” a cui hanno aderito molte amministrazioni comunali notoriamente e meritoriamente impegnate da anni al servizio di legalità e trasparenza.

Proprio anche in ragione di tutto ciò si rendono irrinunciabili alcune puntualizzazioni rispetto a quanto accoratamente emerso nel corso di un prolungato e costruttivamente schietto dialogo intercorso tra i presenti.
Dialogo/confronto non casualmente supportato da noi organizzatori e aderenti con assai pertinenti e rigorosi filmati, anche più sotto qui riportati coi rispettivi link, assolutamente imperdibili per chi voglia realmente approfondire tangibili aspetti molto spesso sottaciuti se non ignorati dai grandi media. Filmati realizzati da Antimafia Duemila, coraggiosa rivista online palermitana che dal 2000 svolge periodicamente una puntuale informazione su Mafie e connessi scomodi aspetti.

A seguito di ciò e dopo alcune nostre spiegazioni preliminari lo schietto confronto ha fatto emergere da parte di alcuni amministratori quantomeno delle perplessità circa l’apparente rischio di un possibile effetto “eclatante” di simili mirati conferimenti e così pure l’orientamento prevalente delle due amministrazioni presenti sintetizzati da un resoconto giornalistico, pur un po’ ridotto, con queste sostanziali parole esplicitate non solo dal Sindaco di Dolzago ”Preferisco iniziative senza clamore, parlando con i giovani, con gli altri amministratori […] non accantono l’idea [della cittadinanza onoraria] ma al momento abbiamo altre priorità” ha spiegato Lanfranchi elencando le diverse iniziative poste in essere a livello lecchese da Avviso Pubblico e da Libera”.

Pur ovviamente apprezzando non da adesso quanto messo in campo dai 2 Comuni (come anche da altri in Provincia) è stato gioco forza da parte di alcuni, non solo nostri interventi, sottolineare l’assoluta complementarietà di questa auspicabile pubblico riconoscimento proprio in ragione di tale “percorso” in essere in cui s’innesterebbe più che coerentemente quella che, come più volte esposto nel corso di precedenti plurime e specifiche interlocuzioni intercorse, potrebbe ben rappresentare una sua naturale e significativa integrazione.

Integrazione resa particolarmente necessaria proprio per il rischio di delegittimazione di tutto il prezioso lavoro svolto da vari magistrati sia inquirenti che giudicanti (e tutt’ora ancora in corso a Firenze su alcuni importantissimi aspetti collegati) nei confronti della cosiddetta “Trattativa Stato-mafia” con tutte le sue micidiali ed assai inquietanti ombre. Ombre che proprio questi magistrati, a partire dallo stesso Di Matteo, hanno contribuito con comprovate documentazioni (circa 10.000 pagine) a dipanare. Rischio di delegittimazione derivante anche dall’uso mediatico più o meno strisciante di certa strumentale “stampa”, anche televisiva, delle risultanze del pronunciamento della Corte di Cassazione dell’aprile dell’anno scorso (qui il link delle imperdibili argomentate valutazioni dello stesso Nino Di Matteo su questo tema specifico oltre che le accorate affermazioni di carattere tutt’altro che solo giornalistico del compianto Andrea Purgatori).

In sostanza come non andare con una doverosa memoria ad un analogo “trattamento” riservato a Falcone e Borsellino, visto peraltro che lo stesso Di Matteo, come altri coraggiosi magistrati, è da anni sotto scorta ma soprattutto ancora oggetto di esplicite e perduranti minacce mafiose?

È anche da questo ineludibile accostamento che trae origine la richiesta della cittadinanza onoraria a “copertura emblematica” di molti altri anonimi “servitori dello Stato”, non solo magistrati ma anche giornalisti, amministratori pubblici e quant’altri cittadini che non amano “girarsi dall’altra parte”.

Del resto dovrebbe risultare evidente a tutti che il modo migliore e più coerente per onorare le vittime delle Mafie è sostenere, PERÒ IN VITA!, coloro che con coraggio ed abnegazione, e spesso – come è successo a Falcone e Borsellino – a rischio, appunto, di isolamento, delegittimazione e delle stesse vite , si impegnano a rendere loro una doverosa giustizia. Una giustizia che contribuisca anche a rimuovere tutte le ombre che spesso si celano dietro queste morti.
In assenza di questo reale sostegno sarebbero ben vane e demagogiche ricorrenze e celebrazioni commemorative, pur importanti.

Come sarebbero su questi importanti temi per la Collettività ancor più incomprensibili divisioni di natura politica e partitica.

Due annotazioni pur emerse nel corso della giustamente animata Assemblea e qualche considerazione aggiuntiva:
A riprova della fondatezza “tranquilla ma operosa” della nostra proposta (e del suo auspicabile accoglimento) ho citato nel corso dell’incontro anche la simpatica “benedizione” trasmessami occasionalmente da Nando Dalla Chiesa (che conosco da tempo e con cui pur sporadicamente mi sento:..) nonché, tra le altre cose, anche presidente onorario di Libera.

Verso la fine dell’incontro un cittadino ha apertamente suggerito in particolare al Coordinatore Provinciale di Avviso Pubblico nonché Sindaco Lanfranchi di fare proprio un atteggiamento convergente assumendo l’iniziativa di coinvolgere, in un percorso di concreta sintesi che preveda anche la concessione della cittadinanza onoraria, perlomeno i Comuni aderenti all’Associazione che già svolgono meritoriamente analoghe e complementari iniziative.
Inoltre, come è balenato anche nel corso della serata, quello che, senza infingimenti, è scomodo ammettere è che non è facile esporsi pubblicamente nel sostenere chi ha il coraggio “normale” anche di evidenziare, su basi tangibili, le contraddizioni di un sistema spesso ipocrita. Questo è il invece, non certamente solo a mio parere, il vero modo per fare crescere una cultura del sentirsi parte attiva di uno Stato che sa anche aiutare a distinguere il volto credibile delle proprie Istituzioni da quello di chi le usa a proprio indicibile vantaggio.

Mia personale considerazione: la presenza in particolare di pochi giovani, nonostante la cassa di risonanza perpetrata da varie realtà educative, a partire dalla scuola, direttamente attivate, solo da noi, per questa specifica iniziativa non deve, a mio parere, trarre in inganno: su di loro grava in modo particolare una precarietà di vita che spesso contribuisce ad estraniarli da certe tematiche solo apparentemente lontane, non solo da loro, ma invece assai vicine visti gli effetti di certi atteggiamenti e modelli culturali, specialmente veicolati da gran parte del cosiddetto circo mediatico. Modelli che finiscono per condizionare spesso i comportamenti di tutti noi. Occorre invece assieme, giovani e adulti, donne e uomini, continuare ad alimentare coscienze critiche e vigilanti come mi era capitato di riscontare ad esempio direttamente nel maggio scorso nell’ambito di una significativa iniziativa collaborativa tra Scuole e Amministrazioni locali.

Termino, ma ci sarebbe molto altro da riassumere, pensando di interpretare anche il pensiero degli aderenti e variamente simpatizzanti (che ringrazio uno a uno) con un accorato invito a visionare gli imperdibili filmati proiettati nel corso della serata che sicuramente non vedremo probabilmente mai in TV oppure solo in orari assurdi.
Filmati e documentazioni puntuali che dovrebbero sperabilmente contribuire forse a rasserenare un po’ quanto amaramente affermato da Salvatore Borsellino, instancabile ispiratore e animatore con vari altri, del Movimento delle “Agende rosse”, e così descritto, in commiato agli studenti, in un articolo locale relativo ad un recente collegamento plurimo con varie realtà scolastiche:
“Venendo all’oggi Salvatore Borsellino esprime critiche nei confronti dell’operato del Governo. ”Dice di aspirare a Falcone e Borsellino; invece, attenta all’indipendenza della magistratura e smantella il patrimonio legislativo che Falcone e Borsellino hanno lasciato”. Critiche che unite alle perplessità per la ”mancata giustizia a 30 anni dalla strage” lasciano molta amarezza e rassegnazione al fratello del giudice. ”Sono sicuro che non riuscirò a vedere nella mia vita la verità. Per questo incontro i giovani per trasmettere quella speranza che non ho più”.

Ad ognuno quindi continuare a fare la propria parte! Adesso e ancor più di prima si potrà costatare o meno l’impegno effettivo a veicolare e tradurre in fatti concreti la proposta che ancor più convintamente rilanciamo.

Germano Bosisio