CALOLZIO: AL ‘ROTA’ L’OPERA PRIMA DEL GIOVANE FILOSOFO CHRISTIAN FRIGERIO

CALOLZIOCORTE – Al “Rota” si è tenuta la presentazione del libro “Ricomporre un cosmo in frammenti”, del giovane filosofo Christian FrigerioL’istituto Rota, nella mattinata di giovedì 21, ha ospitato la presentazione del primo libro del dottorando in filosofia ed ex studente di scienze applicate dell’istituto, “Ricomporre un cosmo in frammenti – Il dibattito sulle relazioni interne ed esterne”.

La dirigente dell’istituto Teodora Carmela Carlino lo ha presentato dichiarando di essersi “approcciata con timidezza alle prime pagine e fin dall’inizio aver colto l’incipit di una carriera professionale brillante. Il titolo ci suggerisce riflessioni sulla società attuale, in cui sembra che il prodotto sia la cosa più importante: la filosofia può essere uno strumento per affrontare le questioni della vita e questo momento di dialogo può diventare uno stimolo per i ragazzi, che come Frigerio possono partire da un percorso scientifico e passare ad altri ambiti, poiché il sapere non ha pregiudizi”.

Il moderatore, il professor Massimo Tavola, ha ringraziato la dirigente per la disponibilità e la collaborazione della scuola nella valorizzazione dei giovani e del patrimonio locale, e ha proseguito sottolineando che “l’istituto Rota è una fucina di talenti, come Frigerio. L’evento di oggi ci fa scoprire un talento per suscitarne altri, valorizzando la filosofia, perché oggi necessitiamo di futuri professionisti che sappiano pensare; in un mondo in continua evoluzione, in cui tutto è relativo, è importante scoprire che siamo tutti in relazione“.

Frigerio ha esordito affermando che “la filosofia mi ha incuriosito fin dalla terza superiore, in essa ho trovato l’espressione di una certa evidenza di comprensione, che condivide in modo diversi con le scienze, la matematica e soprattutto la logica” – che Tavola ha colto come motivo di orientamento per il percorso degli studenti, citando come esempio a livello locale il filosofo di Carenno Gustavo Bontadini. “Al momento sto facendo un dottorato – ha proseguito Frigerio – di 3 anni, per continuare su questa strada; è difficile studiare filosofia senza dedicarle la propria vita”.

Tavola ha poi introdotto il libro sottolineando il titolo, “Ricomporre un cosmo in frammenti – Il dibattito sulle relazioni interne ed esterne”: “siamo in un contesto sociale di frantumazione, nella difficoltà di convivere; il titolo è fondamentale, fa nascere aspettative in un pensiero che crea una sintesi positiva verso il mondo di oggi”.

Frigerio ha spiegato che “il titolo parafrasa una frase del filosofo francese Jean Wahl, che cita William James, “se il mondo è in frammenti, non ci resta che ricomporlo pezzo per pezzo con tutta la pazienza necessaria”. Da questo ho cercato di ricostruire come, attraverso il concetto di relazione, siamo arrivati a vedere il mondo meno frammentato di quanto sembri in un primo momento”.

“Il tono dell’opera è accademico perché la filosofia è una professione accademizzata, che spesso porta a trincerarsi nei tecnicismi e tagliare fuori chi non è avvezzo ai termini. Per spiegare l’opera – ha proseguito Frigerio – parto dalla definizione di filosofia come l’aspirazione al concreto, l’esperienza, quello che ci troviamo davanti in ogni momento; essa cerca di tradurre la nostra esperienza in concetti per darle senso. Ci sono due tipi di esperienza: la dipendenza, tutti dipendiamo da qualcosa o qualcuno per un senso d’incompletezza nel mondo; la limitazione, su cui Freud, nel “Disagio della civiltà“, diceva che “vivere in società ci obbliga sempre a sacrificare qualcosa che non sarebbe compatibile con i bisogni degli altri”. Entrambi fanno esperienza delle relazioni, la prima esperienza che viviamo nel mondo”.

“Dalle rivoluzioni della fisica del ‘900 ai fenomeni contemporanei – ha proseguito Frigerio -, le relazioni caratterizzano la nostra epoca, ma in realtà sono un fenomeno nuovo nella filosofia: per sua colpa, nella gran parte del pensiero occidentale sono state escluse, tanto che Bertrand Russell ha parlato di antipatia verso di esse; ma da inizio ‘900 le cose iniziano a cambiare. Nella mia storia, con protagonisti, antagonisti e un finale aperto su come il concetto si sia imposto, si parla del dibattito sulle relazioni interne ed esterne tra Bertrand Russell e Francis Bradley, sulla disputa se le relazioni, rispetto alle singole cose o persone che entrano in relazione, siano interne, cioè fondamentali per l’esistenza dei termini della relazione, o esterne, dunque posticce.

Bertrand Russell era un matematico e logico, ma la logica è legata storicamente alla filosofia: egli mise in discussione la teoria delle relazioni tradizionale di Aristotele, per cui una relazione tra due termini non esiste in sé ma dipende completamente dai due termini che esistono davvero; per la prima volta, egli diede dignità ontologica alla relazione, affermando che essa esiste a sé stante rispetto ai termini e i termini sono autonomi e indipendenti. Al contrario, un gruppo di filosofi più radicale iniziò a sostenere che le relazioni siano così importanti da ridefinire in modo essenziale i termini. Il dibattito è tuttora aperto, ma per me la seconda opzione ne esce favorita; proprio Russell, però, si scagliò contro le relazioni interne e il concetto di relazione che si stava sviluppando, tanto che l’ho definito come “Frankenstein delle relazioni”.

“Le relazioni hanno una proprietà contagiosa, una volta nel mondo dilagano e lo rendono mondo meno frammentato, ma hanno un lato pericoloso: nel momento in cui la teoria, applicata a campo politico, favorisce le formazioni che sottomettono l’individuo alla rete-stato, come illustrato nel Leviatano di Hobbes. È il caso di Francis Bradley, che dipingeva un mondo assoluto senza separazione reale delle cose, in cui l’individuo deve identificarsi completamente nel ruolo che svolge nella società e lo Stato è legittimato a pratiche come l’eugenetica trattata nella Repubblica di Platone. Il punto d’incontro tra individualismo e statalismo è l’esclusione del lavoro delle relazioni: l’individualismo taglia fuori l’individuo dalla dimensione relazionale, lo statalismo vede lo stato senza bisogno di relazionarsi poiché è un unico grande individuo.

Abbiamo visto i problemi delle due estremizzazioni con lo statalismo delle dittature del ‘900 e l’individualismo nel capitalismo di oggi; forse non dobbiamo prendere come reale una delle due, ma vedere gli individui in relazione, in una rete in cui gli individui continuano ad esistere come tali; la rete non sovrasta, ma sta nel mezzo, divide e unisce nello stesso tempo”.

“La dipendenza – precisa Frigerio – in una certa misura succede con tutte le relazioni, da quelle banali alle più profonde; il sociologo Bruno Latour li ha definiti attaccamenti, un insieme di relazioni che ci definiscono, senza cui diventeremmo altri, poiché è sempre attraverso l’altro che siamo noi stessi; non significa che non si debba imparare a rinunciare a determinate relazioni, né ci si debba perdere nelle prime che capitano, nell’offerta troppo vasta che ci offre il mondo di oggi. Come si fa, dunque? Bisogna saper cogliere la differenza tra attaccamenti autentici e relazioni superficiali: a questo proposito, nell’Etica di Baruch Spinoza si definiscono le relazioni che danno gioia e quelle che danno tristezza.

La limitazione si vede invece nel caso dell’ecologia, precisamente la scienza delle relazioni; per secoli l’Occidente ha agito come se fosse solo al mondo e la natura fosse un deposito a proprio uso e consumo, e la crisi ambientale, che viene esposta come una vendetta dell’ambiente, ci ricorda le relazioni tra gli esseri che compongono il mondo, che ci obbligano a tenere conto degli altri per il principio di realtà di Freud: a lungo andare non ci si può pensare come monadi solitarie senza arrivare all’autodistruzione. L’ecologia si trasforma così da scienza descrittiva a compito, in ecologia politica, che inventa modelli di compatibilità per la massima possibilità di coesistenza tra gli esseri, per intensificare l’esistenza reciproca e favorire le relazioni di gioia di Spinoza”.

Si è infine passati alle domande, con una studentessa che ha chiesto “se stare in relazione significa anche privarsi di qualcosa, come fanno le relazioni a portare felicità e completezza?” Per Frigerio, “tutte le relazioni ci consegnano qualcosa di positivo, noi dobbiamo focalizzarci su ciò che non potremmo avere in casi d’isolamento; a volte, dalla filosofia astratta, bisogna tornare con i piedi per terra e vivere accettando il limite”.

Tavola ha ripreso la citazione nell’introduzione del libro del filosofo tedesco Rolf-Peter Hostmann, “dimmi che posizione hai circa le relazioni e ti dirò che ontologia sostieni”: “Come vivi l’insufficienza e l’inadeguatezza di tante relazioni nel modo contemporaneo, anche nella politica?” Per Frigerio, “da filosofo non lo vivo in modo molto distante dagli altri, quello che mi porta in più la filosofia è capire le cose come potrebbero essere e vederle non realizzarsi al massimo”.

La professoressa Silvia Cugnaschi ha poi chiesto “filosoficamente, quando una relazione diventa tossica?” “Quando diventa dipendenza, è importante distinguere tra le relazioni di gioia e tristezza di Spinoza e lasciare quelle che portano appresso lo spettro di poter venir meno”. Per la professoressa, “nell’età in cui sono i ragazzi è importante capire la misura per cui la relazione sia un valore aggiunto o un disvalore e proteggersi nel mettersi in gioco. La libertà di Spinoza è positiva, è libero chi agisce soprattutto seguendo la propria natura, e ciò che aumenta la nostra potenza di agire è positivo”.

Tavola ha infine chiesto “riguardo le relazioni digitali, a volte puntiamo a relazioni non reali, mentre la vera relazione è generativa, come nella coppia o tra amici”. Per Frigerio, “diventa difficile selezionare le relazioni in mezzo a quelle superficiali; potremmo opporre due visioni, la relazione come somma di ciò che c’è già e la relazione che genera, citando il concetto di “l’acqua è più della semplice formula H2O, oltre agli atomi c’è la relazione”, di David Herbert Lawrence”.

Tavola ha concluso auspicando che l’incontro possa essere la provocazione a far nascere altri talenti e regalando alcune pubblicazioni di Gustavo Bontadini a Frigerio e a Cugnaschi.

Michele Carenini