CINEINCITTÀ: FOCUS SULL’OPERA
DELLA FILMMAKER ILARIA PEZONE

Ilaria-PezoneLECCO – Terzo appuntamento venerdì sera per la rassegna “Cineincittà 2018” allo Spazio Teatro Invito, una serata interamente dedicata al lavoro della giovane mandellese Ilaria Pezone (classe 1986), che ha già al suo attivo una filmografia consistente e premi anche internazionali. A fare gli onori di casa sono Davide Tagliabue (di Spettacolaree) e Corrado Colombo, che giustamente ci tiene a spiegare al pubblico un’importante differenza linguistica ma anche di contenuti e impegno: “regista” è colui che dirige un set, insieme a molti altri collaboratori; il “filmmaker” invece fa tutto da solo: concepisce l’idea, si occupa delle riprese e poi soprattutto del montaggio. Filmmaker di grande sensibilità, la Pezone attua una ricerca sperimentale di avanguardia, è un’artista curiosa che indaga su possibilità sempre nuove e si interroga sulle modalità dello sguardo sul mondo.

Luigi ErbaIl primo lavoro presentato ha il titolo Vedere tra – Luigi Erba improvviso e dialogato (2015), nato dalla mostra a Palazzo delle Paure “L’altrove qui” (2015-2016), sull’opera del grande fotografo lecchese Luigi Erba. Ilaria non ha però voluto creare un documentario sull’esposizione, e infatti vediamo e ascoltiamo lo stesso Erba accanto alle sue “creature”. Non è una semplice passeggiata o cronaca-pretesto per un ritratto d’autore. È un montaggio nervoso: la macchina da presa non è mai ferma, le inquadrature si soffermano sui dettagli, fingono una lente che si avvicina al bersaglio, scivolano via, tagliano piani e soggetti, in un’illusione continua di movimento. Un raffinato omaggio al lavoro di un fotografo che riflette sul significato della fotografia, la sua relazione con il movimento, la ricerca inesausta dell’inespresso, di quella soglia o interstizio che esiste fra i negativi. “La macchina vede quello che io non vedo“, dice a un certo punto Erba, e infatti le sue fotografie in bianco e nero sono la poesia del non visto e dell’inatteso: ombre, trasparenze, paesaggi dissolti, ragnatele di luce, dettagli sfumati, fotogrammi frantumati e sovrapposti. Una ricerca assai congeniale a quella della Pezone, che è riuscita a rendere la complessità di un discorso metalinguistico attorno all’enigma che circonda l’atto voyeuristico della ripresa.

A seguire, un corto di grande impatto estetico e visivo, 1510– sogno su carta impressa con video (2013), in cui la Pezone pratica una sorta di collage spazio-temporale, accostando filmati amatoriali di famiglia a fotogrammi dipinti, in un mosaico fluido che ricrea un’atmosfera onirica, sospesa fra evanescenza e realtà.

indagine su sei brani di vita rumorosaL’ultima proiezione è il lungometraggio Indagine su sei brani di vita rumorosa dispersi in un’estate afosa – raccolti e scomposti in cinque atti, un originale focus sulla vita di sei musicisti (il compositore Dario Agazzi, il maestro d’orchestra Marcello Corti, il clarinettista Alfredo Ferrario, l’organista Paolo Oreni, i pianisti Patrizia Salvini e Alberto Minonzio). Non un’intervista tradizionale, ma un puzzle di angolature speciali sulle vite normali e straordinarie di questi professionisti della musica. I frammenti delle loro storie si alternano in successione disordinata e inattesa, facendo risaltare analogie e differenze. Attimi di vita rubati alla quotidianità per un ritratto dolceamaro, perché ci sono i momenti di esaltazione ma anche le difficoltà, il tempo dell’imbarazzo, della confessione e del silenzio. L’occhio della Pezone è sempre pieno di rispetto e di delicatezza, non invadente né idealizzante, ci propone un’immersione dentro il laboratorio di arte e di vita dei personaggi, ma è pur sempre una visione in soggettiva. Le storie si dipanano da sole: c’è chi si dedica alla musica in solitudine, chi preferisce il contatto con il pubblico, e chi invece mal sopporta di doversi esibire accontentando i facili gusti del suo uditorio. Raccontano gli esordi, la familiarità con la musica o l’improvvisa folgorazione, le difficoltà di domare lo strumento, la fatica dello studio quotidiano alla ricerca della perfezione. La musica come missione, per dare vita sonora alle opere geniali del passato o per provocare con ironia. La musica, inutile eppure bellissima.

Gilda Tentorio