Tanto tuonò che non piovve. Almeno a prima vista.
E come al solito ci raccontiamo in anteprima lo stato del centrodestra lecchese, ovvero del poco o niente che ne rimane.
L’ultima vicenda rocambolesca riguarda la presidenza della provincia di Lecco. Sembrava facile la riconferma di Alessandra Hofmann, candidatura pressoché obbligatoria, ma come è noto non c’è confine al masochismo. Ecco in campo allora il duo Zamperini/Negri a far saltare il banco: se volete che i meloniani votino la Hofmann dovete mollare la candidatura su Lecco città. Una sgrammaticatura che ha fatto sobbalzare chiunque faccia politica da almeno un mese, una minaccia rispedita al mittente direttamente dal capo della Lega regionale, Massimiliano Romeo. Che ha tuonato, lui sì, niente scherzi o si va divisi a qualsiasi appuntamento elettorale, da Mandello a Lecco.
Negri ha capito il passo falso, e ha abbozzato una retro. Zamperini ovviamente no, e ha rincarato con commenti, interviste, video proclami. Hofmann, carattere forte e mai incline a ricatti e giochetti di partito, ha tirato dritto, confermato la candidatura, scritto a tutti i sindaci dando già le date degli incontri pubblici che farà, fissato il giorno del voto. Granitica, come a dire io ci sono, il 24 gennaio chi vuole mi vota e chi non vuole se ne prende la responsabilità.
Vista la malaparata, i fratellini hanno abbozzato, mandando in soffitta la richiesta sulla candidatura di Lecco, e provando a recuperare qualche strapuntino per giustificare agli occhi del mondo la clamorosa retromarcia dopo lo scentro.
Si narra di chat infuocate, di direttivi animati, di fazioni in contrasto, con Negri un po’ ostaggio degli umori zamperiniani e immobile, non sapendo più che fare. Prova così a reclamare minuzie, qualche spazio, una mezza delega, uno sgabello all’agenzia del TPL, una promessa di candidatura alla Fondazione comunitaria per Mambretti (non è uno scherzo, ci risulta), un’oliva, un vergottino purché sia. Alla fine invece che potare a casa qualcosa hanno lasciato giù mezza giunta di Mandello per Lega e Forza Italia, con buona pace di Fasoli che pensava di aver trovato nel partito della Meloni un luogo di tutela e carriera. Insomma, debacle totale, probabile premessa di una resa anche su Boscagli per Lecco.
Nel frattempo, come vi abbiamo anticipato, il danno fatto alle chance di riconferma della Hofmann è grave. Nel centrosinistra si sorride, pensando che in alleanza con i Civici sia possibile vincere la presidenza della Provincia, e si guarda sorridendo al centrodestra che litiga, dilaniato da un paio di anni, che butta alla ortiche quanto conquistato. E nel centrodestra non si tira ancora un respiro di sollievo per la candidatura Hofmann e per un ritrovato accordo di facciata che cela rapporti velenosi. Piuttosto, la Lega e Forza Italia aspettano al varco i fratellini il giorno del voto. Come noto i voti delle provinciali sono facilmente individuabili, e lo sgambetto di Fdi che non vota Hofmann sarebbe subito identificato, con l’effetto di mandare in frantumi la coalizione a Lecco e Mandello.
E noi che ci abbiamo visto sempre lungo, non escludiamo che la corsa del sindaco di Monticello per la riconferma sia più arduo del previsto per colpa dei compagni di viaggio. E che a Lecco, in onore al patto contro natura Fdi/Pd, il centrodestra alla fine corra diviso. Con grande gaudio di Gattinoni. Ma anche di una certa parte della Lega che non vede l’ora di far vedere che a livello locale c’è sempre un effetto Veneto, con un netto superamento delle liste meloniane. Insomma potremmo dire che un Piazza, alla fine, è certo che si candidi.
Si tratta solo di scoprire chi.

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Intanto Lallo Negri non firma comunicati chiari a sostegno della Hofmann, ma pubblica una foto dove l’abbraccia: è la politica del subliminale, dove cerco di far intendere ciò che non può fare. Fortuna che sotto il post arriva chiaro il commento di Dante De Capitani: “Se questa è la politica ne sto lontano”.
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E non è il solo a pensarlo.
ElleCiEnne
