FITA: ULTIMI APPUNTAMENTI
PER ‘E…STATE A TEATRO 2023’

LECCO – La stagione teatrale estiva organizzata da FITA (Federazione Italiana Teatro Amatori) Lecco-Como, presso il Cine Teatro San Pio X di Carenno, riprende con gli ultimi due appuntamenti, dopo la pausa di agosto, proponendo per la serata di sabato 9 settembre alle 21 ‘Venere in pelliccia’ tratta dal romanzo di Leopold von Sacher-Masoch con l’adattamento teatrale di Martino Palmisano e messa in scena dalla compagnia teatrale milanese Baroni Rampanti per la regia di Emanuela Bonetti.

“Venere in pelliccia” è una rilettura contemporanea del celebre romanzo di Leopold von Sacher-Masoch scritto nel 1870. Il testo, che potremmo definire una sexy dark comedy, dispone sulla scena, come su una scacchiera, sensualità e freddo autocontrollo; cedimenti amorosi e manipolazione.

Una vicenda sconcertante e surreale descritta da un testo visionario, che per la prima volta in letteratura (e ancora prima della psicanalisi) rivela con spietata lucidità alcune dinamiche profonde e paradossali della relazione di coppia, toccando i temi di libertà, emancipazione femminile e dominio della donna sul maschio. Lo spettatore vedrà rappresentato l’eterno dualismo uomo/donna in un continuo rovesciamento di ruoli: il “potere” passerà dall’uno all’altra, ma sarà lei a volerlo o lui? L’essere sottomessi sarà una sconfitta o un traguardo?

L’ultimo appuntamento, invece, sabato 23 settembre alle 21, vedrà protagonista la compagnia teatrale I Viaggiatori del tempo di Como, specialisti del teatro storico, con lo spettacolo dedicato ad Anita Garibaldi, ‘Un fiore per Anita’.

“Noi la conosciamo come moglie di Garibaldi e poco sappiamo della sua storia, qualche cenno su un libro scolastico, qualche diceria, qualche vago racconto di un amore passato – dice autore e regista, Fabio Facchinetti – Molti non sanno che non era italiana, ma brasiliana, e ora, a duecento anni dalla sua nascita, noi vogliamo scoprirla e riviverla e capire chi era e che cosa ha fatto. Anita, in realtà, è una rivoluzionaria e intendo il senso più buono della rivoluzione”.

“La rivoluzione dell’amore, che fu limpido, sincero e sicuro – continua Facchinetti – Quello del cambiamento sofferto e convinto, della dignità e della giustizia, il credere e portare avanti quelle rivendicazioni e quelle lotte che, in quel tempo, furono sensazionali e uniche, dove coraggio e fermezza erano le fonti primarie e che forse rimpiangiamo. Ancor oggi in Sudamerica, Anita è considerata la ‘Giovanna d’Arco brasiliana’, colei che della semplicità e dell’audacia ha fatto grande e unica l’essere donna, amante dell’amore e della giustizia”.