IL RACCONTO: SECONDA PARTE DE “LE AVVENTURE DI MORSICONE”

Le avventure di Morsicone
di Carlo Varesi*

Seconda puntata

Morsicone era entrato nel dubbio e non sapeva cosa fare.

Se si fosse ripresentato Raoul, doveva dirgli qualcosa. E questo presupponeva che avrebbe preso una decisione.

Intanto si era affacciato il primo buio della sera e Morsicone decise di rimandare il tutto alla mattina.

Pensò di dormirci sopra. Era sicuro che la notte gli avrebbe portato consiglio.

Era convinto che avrebbe avuto una notte molto agitata. Invece non fu così.

Dormì bene e si svegliò il mattino dopo riposato e lucido.

Aveva una gran voglia di rivedere Raoul. Gli avrebbe detto che accettava la sua proposta di andare a perlustrare il bosco, uscendo dal giardino.

Morsicone era conscio di questo, aveva valuto i pro e i contro.

Avrebbe detto di sì a Raoul, ponendo solo qualche condizione.

Però adesso doveva solo avversarsi un punto fondamentale.

Che Raoul tornasse da Morsicone.

Passarono le ore della mattina… le otto, le nove , le dieci… ma di Raoul nessuna traccia, Morsicone era sempre più impaziente e cominciava a perdere la calma.

Arrivarono le undici. Attorno alle undici e trenta Morsicone udì una voce che lo chiamava: “Morsicone, Morsicone, ciao. Come stai? Sono Raoul…”

Morsicone rispose: “Ciao Raoul, sono contento che sei tornato!” e Roul chiese: “Allora cosa hai deciso? Vuoi venire con me a vedere il bosco e il mondo?”

“Sì, Raoul” disse Morsicone “Ho deciso. Però devi accettare delle mie condizioni. Usciremo solo di giorno, con il sole. La sera si farà ritorno qui a casa mia. Tu dormirai qui da me e staremo insieme, in modo che ti conosca bene.”

Raoul ascoltò quello che gli aveva proposto Morsicone. Riflettè un attimo e rispose: “Va bene Morsicone. Siccome sono tuo amico accetto le tue condizioni. Però tu promettimi di sforzarti a liberarti dalla diffidenza e dalla paura.”

Morsicone rimase colpito da queste ultime parole del suo amico leprotto bianco. Sapeva di essere pauroso, diffidenze e chiuso.
E concordarono che avrebbero mangiato qualcosa, era ormai arrivato il mezzogiorno e nel pomeriggio avrebbero fatto la loro prima uscita insieme, oltre il giardino.

Pranzarono con qualcosa di frugale e arrivò l’ora fatidica.

Morsicone volle uscire per primo dal giardino, verso il bosco. E Raoul dietro. Entrambi erano contenti dell’avventura che andavano a intraprendere.

“Raoul, mi sembra che qui nel bosco faccia più freddo che alla mia casetta. Che ne dici?” chiede Morsicone.

“No, è una tua impressione. La temperatura che c’è qui è uguale a quella che c’è a casa tua. Il freddo che senti è solo la sensazione di aver lasciato la sicurezza della casa che, in qualche modo, di proteggeva come una coperta. Devi imparare a sentirti protetto anche qui, all’aperto. Fuori dal tuo nido” spiegò Raoul.

E proseguì: “Scusa una domanda un po’ personale. Perché ti chiami Morsicone?”

Il gattone ascoltò in silenzio. E dopo un paio di sbuffi, spiegò il motivo del suo nome.

“Mi chiamano Morsicone perché quando incontro qualcuno di nuovo faccio finta di aggredirlo e fingendo lo mordicchio. Senza logicamente fare alcunché di male. Da questa mia reazione è saltato fuori il nome Morsicone” spiegò.

“E perché fai così?” chiese Raoul.

“Perché, fondamentalmente, sono un gran timido. E questa è un mio comportamento di difesa verso il nuovo” spiegò Morsicone.

“Esatto. E questo è uno dei punti su cui dobbiamo lavorare” disse con decisione Raoul.

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*Carlo Varesi vive a Uggiate Trevano (CO), dove si è trasferito anni fa, proveniente da Milano.
Ama scrivere, ha pubblicato due libri e vinto diversi concorsi letterari.

Le avventure di Morsicone è uno dei racconti dell’autore ambientati sul lago di Como.

 

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