LAVELLO. L’ULTRADESTRA DELLE ETICHETTE SCOMODE SI SCAGLIA CONTRO VESPA, MENTANA E SAVIANO

CALOLZIOCORTE – La conferenza “Oltre la censura” rifiuta l’etichettatura di ultradestra in un attacco frontale all’informazione.

Nella serata di giovedì 14 al Monastero del Lavello, l’assessore ed esponente del circolo culturale “Il Pungolo” Luca Caremi ha dialogato con lo scrittore russo Nicolai Lilin, autore tra gli altri di “Educazione Siberiana” e “Putin, l’ultimo Zar“, in una disamina approfondita dei cosiddetti “media mainstream”, additati come veicolo principale della propaganda in quella che anche papa Francesco ha definito “una Terza guerra mondiale a pezzi”.

L’introduzione della serata si è concentrata sulle polemiche riguardanti l’evento, i cui esponenti sono stati connotati dalla stampa come parte della galassia dell’ultradestra: i protagonisti hanno negato fortemente questa definizione e hanno evidenziato come “catalogare ed etichettare le persone e cercare di demonizzare momenti di dibattito come quello di questa sera è un sistema di censura, come quello avvenuto ad ottobre con la presentazione del libro del generale Vannacci“. Hanno inoltre richiamato la mancata concessione degli spazi da parte del comune di Lecco per un incontro con il giornalista Giorgio Bianchi, per loro “non certo di ultradestra” e hanno aggiunto che “dopo questa serata, i mistificatori della realtà che ci definiscono ultradestra chiedano pubblicamente scusa”.

La serata è poi proseguita con l’intervento di Nicolai Lilin, che ha esaminato a lungo il conflitto tra Russia e Ucraina e le sue implicazioni; in particolare, ha ricordato come “avendo scritto su testate come Repubblica e il Corriere della Sera, sono rimasto colpito dalle pesanti modifiche apportate ai miei articoli all’indomani degli avvenimenti di piazza Maidan” e ha apertamente accusato grandi nomi del giornalismo italiano come Roberto Saviano ed Enrico Mentana di “essere pagati per portare avanti la narrazione falsa propagandata dagli anglosassoni, tramite informazioni fuorvianti diffuse anche via social”; per Lilin, “la stampa occidentale si sta sempre più dirigendo verso una narrazione completamente distante dalla realtà, dopo aver finito tutte le bugie, e le persone si accorgeranno presto di tutto ciò”.

Un altro attacco mirato, durante la serata, è stato sferrato a Bruno Vespa, “principale propagandista della causa ucraina”, che, in un editoriale, lamentava come i giornalisti italiani non avessero fatto abbastanza per convincere la popolazione a sostenere l’Ucraina, tacciato dunque di essere “megafono della manipolazione dell’informazione”.

Si è poi passati al conflitto israelo-palestinese, su cui Lilin, che ora vive in Medio Oriente, ha sottolineato che “la guerra è stata creata a tavolino per motivi soprattutto economici, per permettere agli americani di sfruttare i giacimenti dei territori palestinesi” e che “questo conflitto è il proseguimento del piano colonialista statunitense”.

L’intervista si è conclusa con una discussione sui recenti avvenimenti interni all’Unione Europea, con lo studio delle richieste di adesione di Ucraina e Moldavia, considerate situazioni a rischio perché l’Ucraina “sarà una nazione con una generazione di giovani dimezzata e un business della ricostruzione su cui i corrotti speculeranno” e la Moldavia “ha la complicata situazione della Transnistria“.

La serata, incentrata sula “controinformazione” ha confermato la vocazione degli organizzatori all’attacco frontale nei confronti del giornalismo, utilizzando proprio le etichette bollate come censura nella loro narrativa.

RedPol

 

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