L’INTERVENTO: “FINALMENTE
IN ITALIA GLI INTELLETTUALI
SCENDONO IN PIAZZA
PER OCCUPARSI DI SCUOLA”

È di questi giorni la notizia di un Programma di Educazione per le Scienze Economiche e Sociali (Peses) promosso dall’Università Cattolica del Sacro Cuore e diretto dall’economista Carlo Cottarelli [foto in copertina], rivolto agli studenti delle scuole secondarie di secondo grado, pubbliche e private.

L’iniziativa, per ora coinvolge 40 personalità, di grandi competenze, che hanno aderito gratuitamente al progetto, disposte a condividere le proprie esperienze professionali con gli studenti.

Giuseppe De Rita – La crisi dei corpi intermedi | eticaPAGli obiettivi del programma sono ambiziosi, gettare le basi per creare nelle scuole secondarie una cultura economico e sociale sui temi che influenzano la nostra vita quotidiana e quella delle nostre aziende, la cui competitività, che si regge sulla produttività e sull’innovazione, è conditio sine qua non per il mantenimento del nostro welfare.

L’idea probabilmente nasce da lontano, dal grande Giuseppe De Rita, che fu fondatore e presidente del Censis e che molti anni fa, in uno dei suoi libri, aveva affermato che il venir meno della borghesia intellettuale avrebbe impoverito anche il nostro sistema scolastico. E così è stato.

Oggi ci rincuora che alcuni intellettuali siano scesi in campo, con le loro competenze, per sviluppare nuove sensibilità negli studenti.

Nel frattempo, osserviamo dai media, che rappresentano la pubblica opinione, la totale disattenzione su tutti quei settori scolastici che non sono gli indirizzi liceali.

Le notizie odierne sulla seconda prova di maturità ci informano che per il liceo classico è stata prevista una versione di latino di Seneca e per lo scientifico due problemi sullo studio di funzione.

Dell’istruzione tecnica non si fa menzione e quindi non abbiamo nessuna informazione per accertare che la seconda prova dei 14 indirizzi sia coerente con un sistema di istruzione adeguato ai tempi e alle necessità.

Mi chiedo allora, quale funzione abbia per il lettore e quindi per l’opinione pubblica, sapere delle due prove nei due licei, se non quella di prendere atto che c’è un sistema scolastico di serie A, quello liceale e un sistema scolastico di serie B, quello dell’istruzione tecnica e professionale, che interessa pochi o forse nessuno.

Dal sistema scolastico di serie B, invece, dipende e dipenderà sempre più il futuro delle nostre aziende e quindi della nostra economia, lo stato occupazionale del Paese e quindi il nostro complessivo welfare. Se non si interviene immediatamente su questo sistema, con una rivoluzione copernicana dell’istruzione tecnica, per riportarlo quantitativamente e soprattutto qualitativamente in serie A, le nostre imprese saranno costrette a soccombere.

Serious Prodi | Romano Prodi, former President of the Italia… | FlickrHo scritto e continuo a scrivere sull’argomento, raccogliendo il massimo consenso sia per le analisi che per le proposte, anche dal presidente Prodi e dal prof. Cottarelli.

Per smovere qualcosa serve superare, dapprima, la barriera inerziale di una grande indifferenza dell’opinione pubblica. Oggi, però, la discesa in campo degli intellettuali è già un fatto positivo. Ora serve che si muova tutta la classe dirigente, sperando che la politica si accorga che non è più sufficiente fare delle operazioni di manutenzione dell’esistente, ma che si implementi un rivoluzionario progetto riorganizzativo di tutta l’istruzione tecnica, per farne un sistema di grande eccellenza.

L’Italia è il secondo paese manifatturiero in Europa, dopo la Germania che ha uno dei sistemi di eccellenza  di istruzione tecnica, mentre l’Italia ha solo un sistema di serie B. E con un sistema di serie B pensiamo di rendere competitive le nostre aziende e il nostro Paese?

Valerio Ricciardelli

Studioso ed esperto
di Technical Education

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