L’OPINIONE/TASSI SU:
UN’IMPRESA PER IMPRESE
E FAMIGLIE (ANCHE LECCHESI)

La scelta annunciata ieri della Bce di alzare ancora i propri tassi – lasciando presagirne ulteriori – e giustificandola con: “l’avidità delle imprese e i loro profitti han contribuito per 2/3 all’inflazione nel 2022” è “la mano invisibile” che però vede benissimo chi colpire.

Diciamocelo, per l’Italia e per Lecco, che anche fossero vere le parole della Bce, e sono vere in generale, proprio nel generale la scelta l’aumento dei tassi diventa un cappio, forse fatale, per molte famiglie e piccole imprese che oggi già si trovavano a combattere non solo il rincaro di prezzi, materie prime, energia, ma crisi di liquidità e di domanda.
Anche a Lecco sono migliaia.

L’aumento dei tassi su spese permanenti e ricorrenti, come mutui, prestiti, fidi, aggiunti alle indifferibili spese di cibo, scuola, trasporti, tasse (Lecco ha raddoppiato anche alle famiglie più fragili l’Irpef), e ancora le bollette anche delle aziende locali che, seppur controllate dai Comuni, fan pagare a famiglie e imprese un servizio più caro del dovuto come dimostrano i loro alti utili, sono tutte voci che erodono serenità per il proprio futuro.

Per combattere inflazione e caro prezzi è davvero la soluzione unica alzare i tassi come ha fatto la Bce?
E chi paga realmente questi aumenti e dove si potrebbero andar a prendere risorse a livello nazionale e internazionale?
Quando si parla, come la Bce, di Aziende che fanno utili e sono avide, allora perché si colpiscono in primis, famiglie e piccole imprese che son esposte con le banche, e che non han macinato utili, men che meno elevati?
Perché, lapalissiano, chi ha fatto utili elevati ha meno bisogno di chiedere soldi in prestito per andare avanti. Usa i suoi.

Nel nostro territorio è pieno di famiglie e imprese che hanno debiti.

Chi non si è visto alzare stipendio o pensione oggi che fa?
– Le rate mutuo che aumentano ancora sono una restituzione di utili e stipendi aumentati o sono un Robin Hood a rovescio?
– Perché non mettere, a livello nazionale e non solo, una seria tassa sugli extraprofitti a chi i profitti li fa, non ultimi quelli del digitale?
– Perché non vedere che gli utili esagerati sono anche delle grandi multinazionali italiane che con il prezzo dell’energia, fintamente in mano alle borse, ci han pasteggiato alla grande?
– Perché non vedere, senza uscire dall’Italia, che solo le prime cinque banche han registrato un utile netto aggregato di 4,8miliardi € nel solo primo trimestre 2023 ossia circa tre volte – tre volte – superiore rispetto al primo trimestre dello scorso anno? O in aumento del 51% – 51% – su base annua?
– Negli ultimi 30 anni l’Italia ha avuto una crescita negativa degli stipendi del 2,9% cosa unica in Europa. E non è certo con un contentino del taglio al cuneo fiscale, peraltro solo per pochi mesi, che si risolve. O con le pensioni aumentate di qualche spicciolo.
– Gli stipendi più fragili e poco dignitosi, a partire da quelli dei lavoratori delle coop sociali, che tengono in piedi una marea di servizi pubblici dei vari Comuni, nostri compresi, saranno i primi a continuare a pagar le scelte e non scelte della politica.
– La tassa sulle transazioni finanziarie internazionali è da un decennio che si promette ma si è persa nei cassetti.
– La tassazione sulla finanza più che sul lavoro è in un altro cassetto chiuso.

E in altri cassetti chiusi ci sono:
– La riforma fiscale, non golose flat-tax per ricchi ma la detrazione di tutte le spese, “gli interessi contrapposti”, assieme a una vera lotta all’evasione.
– Il riprendersi a scopo di sostegno degli Enti per servizi territoriali e non più della finanza, la Cassa depositi e prestiti.
– La patrimoniale su redditi e patrimoni sopra i 5 milioni.
– La riduzione drastica delle spese militari oggi di 28 miliardi, 70milioni € al giorno, ogni giorno.
– Un ritorno massiccio e urgente, anche con espropri per interesse nazionale, a una sanità pubblica, efficiente e gratuita.
– Una politica sulla casa popolare e sociale, locale e nazionale.

E cento, ma cento davvero, altre soluzioni praticabili che con urgenza e a medio termine sostengano cittadini e imprese.
Che oggi, ancor più con l’aumento dei tassi, è un continuo stringere la cinghia e il cappio.

Il tutto, in più, dopo aver regalato e garantito a caso, anche ai più furbi e ricchi, per miliardi di euro, risorse pubbliche, crediti d’imposta, garanzie, bonus Covid e ripartenze – Lecco ha dato a fondo perduto un miliardo di vecchie lire lo scorso anno e quasi mezzo in questo ai soli commercianti e del solo centro, e così altri rivoli di regali locali e nazionali che han generato ulteriore crescita dei prezzi, delle materie prime – bonus facciate/110% gridano vendetta – disparità, e super utili sempre senza redistribuzione.
E magari ci esaltiamo per un bonus di 100€ mensile di welfare sugli stipendi come fatto anche a Lecco per distribuire un soffio di super utile.

Siamo una Nazione e un Comune che campano e fan campare su bonus, coop sociali, regalie e volontariato e golosoni.

Paolo Trezzi