“METASTASI”, LETTERA APERTA
DEI 5 STELLE. CHE CITANO
LE PAROLE DI BORSELLINO

LECCO – Il MoVimento 5 Stelle Lecco ha preparato una “lettera aperta agli amministratori e cittadini lecchesi” con il pensiero riguardo i recenti fatti di cronaca giudiziaria, “che si innestano alla perfezione sui recenti provvedimenti del Parlamento volti a depotenziare uno dei pochi strumenti efficaci nel contrastare l’infiltazione della criminalià organizzata nelle istituzioni: il 416ter”.

Eccone il testo completo:

Cari amministratori lecchesi e cari concittadini,
dopo i recenti arresti riteniamo che non ci sia posto per lo sbigottimento e l’incredulità in un territorio come quello lecchese e lombardo, dove, da oltre due decenni erano evidenti i segni di una costante ed inesorabile infiltrazione mafiosa che permeava parte del tessuto economico e sociale, arrivando fino agli apparati istituzionali, con la compiacenza della politica e ripercorrendo il medesimo schema attuato in altri comuni lombardi recentemente sciolti per mafia.
Le cronache giudiziarie di questi anni dimostrano quanto anche il nostro territorio, come larga parte di quello lombardo, sia funestato da eventi malavitosi e come sia sempre più evidente l’inefficacia della politica nell’affrontare, contrastare e sradicare il fenomeno mafioso.
Il fatto che il consigliere comunale Ernesto Palermo, ritenuto dagli inquirenti “organico” all’organizzazione mafiosa, abbia avuto accesso agli atti di governo della città, getta inevitabilmente delle ombre su tutte le decisioni prese da questa amministrazione. Certe affermazioni del consigliere creano seri interrogativi anche sulle amministrazioni del passato, o per meglio dire con parole dello stesso Palermo, di “quando c’era Franco” (Coco. ndr).

Lo sbigottimento dovrebbe esserci nel riscontrare che ancora una volta la politica non abbia saputo affrontare di petto e soprattutto per tempo i numerosi indizi di collusione con le realtà criminali.
Da anni l’associazione di cittadinanza attiva Qui Lecco Libera denuncia la presenza concreta e reale di fenomeni di infiltrazione mafiosa; tuttavia si è preferito non affrontare direttamente la questione, relegando gli eventi ad accadimenti marginali, oppure negandone addirittura l’esistenza sul territorio, ritenendo le mafie manifestazioni sociali circoscritte all’area del sud Italia. Questo, si, ci lascia sbigottiti e sgomenti.

Se a livello parlamentare il tandem Partito Democratico – Forza Italia è riuscito a far approvare alla Camera il depotenziamento delle pene comminate nel reato di voto scambio politico-mafioso disciplinato dall’articolo 416ter, chi vive quotidianamente le vicissitudini del territorio come gli amministratori locali, non può assolutamente permettersi di far prevalere logiche politiche ed elettorali rispetto ad una realtà incalzante e deprecabile come la diffusione capillare di reati riconducibili ai clan mafiosi.

Ridurre le pene equivale a complicare ulteriormente l’iter di condanna per la “messa a disposizione” del politico nei confronti del mafioso prima di ottenerne i voti. Come se non fosse sufficientemente difficile per i magistrati rilevare tali azioni delittuose. “La lunga trattativa Stato-mafia continua, ora in questo momento, in Parlamento, rendendo inoffensivo il 416ter”, come detto dai nostri portavoce di Camera e Senato.

Ci preme allora ricordare, a coloro i quali oggi si trincerano dietro i “non sapevamo” o ridimensionano l’accaduto parlando di “ingenuità”, le parole di Paolo Borsellino, che troppo spesso i politici dimenticano:

…c’è un equivoco di fondo: si dice che quel politico era vicino alla mafia, che quel politico era stato accusato di avere interessi convergenti con la mafia, però la magistratura, non potendone accertare le prove, non l’ha condannato, ergo quell’uomo è onesto… e no! […] Questo discorso non va, perché la magistratura può fare solo un accertamento giudiziale. Può dire, be’ ci sono sospetti, sospetti anche gravi, ma io non ho le prove e la certezza giuridica per dire che quest’uomo è un mafioso. Però i consigli comunali, regionali e provinciali avrebbero dovuto trarre le dovute conseguenze da certe vicinanze sospette tra politici e mafiosi, considerando il politico tal dei tali inaffidabile nella gestione della cosa pubblica. Ci si è nascosti dietro lo schema della sentenza, cioè quest’uomo non è mai stato condannato, quindi non è un mafioso, quindi è un uomo onesto.

E ancora: “La lotta alla mafia […] non doveva essere soltanto una distaccata opera di repressione, ma un movimento culturale e morale che coinvolgesse tutti e specialmente le giovani generazioni, le più adatte a sentire subito la bellezza del fresco profumo di libertà che fa rifiutare il puzzo del compromesso morale, dell’indifferenza, della contiguità e quindi della complicità”.
MoVimento 5 Stelle Lecco