PICCO VOLLEY, LA CAPITANA
ANNA CANEVA: “SIAMO
UNA BUONA FORMAZIONE”

LECCO – È arrivato il momento di invertire la rotta in casa Orocash Picco Lecco: le tre sconfitte consecutive in altrettante uscite lasciano l’amaro in bocca a una squadra che continua a credere ciecamente nei propri mezzi.

Domenica a Lecco arriva il Melendugno, formazione appena più avanti delle biancorosse (3-2), una occasione importante per rompere il ghiaccio, come spiega la centrale di Marostica (Vi) e capitana biancorossa Anna Caneva, nella scorsa stagione in forza al Talmasson sempre in A2: “Non possiamo ancora rimandare l’appuntamento con la prima vittoria in campionato, serve per il morale; siamo partite male ma sono convinta che la nostra sia una buona formazione, lo si è visto a tratti anche quando abbiamo perso”.

Un roster il vostro che non riesce a restare concentrato nell’intero arco del match ad esempio a Offanengo nel secondo set, avanti 21-24, vi siete fatte rimontare.
“È una lacuna su cui lavoriamo e dovremo lavorare ancora tanto. Non so, magari entriamo in ansia quando il traguardo pare lì ad essere tagliato. Spero non continui ad accadere con una frequenza così alta, prima ci siamo fatte rimontare in casa da Costa Volpino (da 2-0 a 2-3) e a Montecchio (da 1-2 a 3-2) quindi il set perso a Offanengo. Sono convinta in ogni caso che la Picco sia in grado di disputare un buon campionato”.

In sintesi cosa è mancato alla Picco in queste prime tre gare?
“Direi un po’ d’esperienza, siamo un gruppo nuovo formato da gente giovane esclusa io che ho 31 anni, però mi sto trovando bene, il tempo per crescere non manca, coach Milano è un ottimo tecnico. Le credenziali per uscire da questa crisi esistono, speriamo di metterle in mostra sin da domenica”.

Da capitana ti tocca issarti in spalla la squadra e traghettarla in acque tranquille. Una grande responsabilità.
“Magari anche grazie alle otto stagioni giocate in A2 potrei avere in determinate circostanze il polso della situazione in momenti di difficoltà, fare stare le compagne in fiducia. Tuttavia, a turno, tutte possiamo essere importanti, bisogna aiutarci a vicenda. Si vince e si perde da squadra”.

Hai vestito le casacche di moltissime società: anche se è risaputo che nel volley si usa cambiare molto più che in altri sport di squadra, perché?
“Bella domanda, sinceramente non so dare una spiegazione plausibile. Forse c’è da sempre l’abitudine a cambiare società complici svariati motivazioni, onestamente in diverse occasioni avrei voluto prolungare il contratto ma non ci sono state le caratteristiche giuste per continuare insieme”.

Quindi anche a Lecco sarà un mordi e fuggi?
“Adesso non posso assolutamente rispondere, sono appena arrivata in città e per ora mi sto trovando a meraviglia e magari mi piacerebbe restare anche l’anno venturo. In passato è già accaduto di pensare di aver trovato la giusta e duratura collocazione e poi all’ultimo tutto è sfumato. Ora è meglio pensare alla gara di domani, credo sia giusto vivere alla giornata senza anticipare i tempi, il resto lo vedremo”.

A proposito, come ti trovi nella città manzoniana?
“Bene, è un piccola cittadina sul lago molto bella e a misura d’uomo. Io ad esempio vivo a Mandello, una località davvero stupenda, dei posti bellissimi da cartolina, inoltre sono vicina ai miei zii che abitano a Milano. Una grande occasione per andare a trovarli”.

Caneva, a 31 anni si può ancora sognare l’A1?
“Forse è tardi ma nella vita mai dire mai. Ho avuto un paio di chance tra i 20 e i 26 anni ma ho sempre preferito andare a giocare, stare in panchina non mi è mai piaciuto. Forse ho sbagliato e un pizzico di rammarico per non aver preso la palla al balzo esiste, pazienza. Sono comunque contenta di ciò che ho fatto e delle mie due coppa Italia di A2 messe in bacheca”.

La prima nel 2018 con il S. Giovanni Marignano e poi la replica nel 21/22 con Brescia, quando nelle vesti di ex superasti lo stesso S. Giovanni; una circostanza quantomeno curiosa…
“Vero, chi poteva pensare che la mia attuale squadra e Marignano arrivassero entrambe in finale? Comunque fui contentissima di bissare il successo del 2018. Sono felice di come sta andando la mia carriera agonistica”.

Dicevi che hai iniziato con il volley a 12 anni.
“Relativamente tardi. Prima ero attratta dalla danza, dallo sci e dal nuoto, poi grazie a una mia compagna che giocava a pallavolo mi sono avvicinata a questo sport ed è stata la mia fortuna. La mia icona da emulare? Nessuno, ho sempre pensato a me stessa senza voler somigliare ad altri, anche perché sono molto autocritica e se non fossi riuscita ad emularla ci sarei rimasta male”.

Usciamo dallo sport; voi atleti come state affrontando il periodo di guerra che affligge il mondo?
“In un certo senso come la gente comune, in molti aggirano il problema affermando che è lontano da noi. Nulla di più sbagliato, l’Europa ne è coinvolta e di conseguenza l’Italia. Guerre assurde. La speranza è che si possa trovare una soluzione anche se non è semplice. Dicevo dello sport, noi pur essendo spettatori al pari di tutti possiamo se non altro regalare un momento di svago alla gente, distogliere la mente dalle negatività. Dare onore ai morti con il classico minuto di silenzio, fare della solidarietà e altre iniziative che possano aiutare in tal senso”.

Alessandro Montanelli