RACCONTO. ‘LE AVVENTURE DI MORSICONE’ DI CARLO VARESI, 11ª PUNTATA

Le avventure di Morsicone
di Carlo Varesi*

Undicesima puntata

Morsicone aveva potuto sperimentare che i suoi metodi funzionavano e i suoi convincimenti avevano un riscontro nel reale. E questo era stato possibile grazie ad Anna la faina.

Dopo l’essersi confrontati con successo sul modo con cui far passare il disagio interno, i due rimasero a parlare, con tranquillità.

“Morsicone, non pensavo riuscissi a farmi sparire quegli stati d’animo brutti e difficili. Sei stato molto bravo” disse la faina.

E Morsì cominciò a perdersi in un brodo di giuggiole. Quello che era accaduto lo considerava come il suo primo successo professionale. E Anna la faina sarebbe stata per sempre una creatura speciale per lui, perché era stata la sua prima paziente, anche se Morsicone non amava definirla così

Per lui era una delle tantissime creature che avevano bisogno di aiuto.

Si sentiva, forse per la prima volta nella sua vita, bravo e insuperabile. Pensava al percorso che aveva fatto.

Era riuscito a vincere le sue ancestrali paure ed era andato oltre il giardino. E quello era stato un avvenimento per lui eccezionale.

Da allora in poi si era imbarcato in un percorso molto impegnativo e difficile. Aveva conosciuto Raoul che lo aveva convinto ad andare attraverso il bosco per vincere il timore della vita e andare incontro ad essa.

E Morsicone aveva dato retta a Raoul affrontando la sfida che gli si parava davanti e uscendone vincente.

Aveva poi deciso di mettere a disposizione di tutti questo suo bagaglio di esperienza aiutando chi aveva bisogno di aiuto per superare quei momenti di enpasse che si possono incontrare nella vita.

E poi era arrivata Anna, una faina furba e opportunista che non voleva più essere così.  Ed era riuscito anche a risolvere i problemi di Anna.

Morsi non amava la parola paziente ma neanche la parola guarito. Per lui c’era chi aveva bisogno di aiuto e chi riusciva a risolvere i problemi.

Pensando a tutto questo Morsicone si sentì fiero. E accomiatò Anna salutandola.

Rientrò nella sua dimora, in quel giardino che per lui era stato il trampolino della sua evoluzione.

Si mise tranquillo e, nella calma, cominciò a pensare. E si accorse di provare un certo disagio, che poi disagio non era. Non gli era mai capitato.

“Forse sono solo stanco, è meglio che vada a dormire” disse fra se e così fece.

Ma il sonno non veniva e Morsi continuava a rigirarsi nel letto vittima di una strana frenesia, che dava una sensazione di leggerezza e come di freschezza.

Ma cosa era mai? Il gattone pensava e ripensava per trovare una spiegazione ma non ci riusciva. E nel giro di poco si spaventò.

Cosa poteva fare? E gli venne in mente di andare dal suo amico Raoul, anche se era notte fonda. Avrebbe chiesto a lui.

Morsi si alzò e si infilò nel sentiero buio del bosco. E dopo un po’ era giunto a casa di RaouL. Lo chiamò e questi, dopo essersi svegliato e ripreso da un primo spavento, gli apri.

“Cosa c’è Morsi?” chiese il leprotto.

E Morsi gli spiegò, per filo e per segno, cosa provava e cosa sentiva.

Raoul ascoltò e, dopo un po’ disse: “Ma non è che ti sei innamorato di Anna, la faina?”

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Carlo Varesi vive a Uggiate Trevano (CO), dove si è trasferito anni fa, proveniente da Milano.
Ama scrivere, ha pubblicato due libri e vinto diversi concorsi letterari.

Le avventure di Morsicone è uno dei racconti dell’autore ambientati sul lago di Como.

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