UN DEHORS DA STAR FRESCHI.
L’OPINIONE SUL CUBOTTO
INAUGURATO A PESCARENICO

Cara Lecconews

Escono comunicati Istituzionali dell’inaugurazione in pompa magna del Dehors di Pescarenico con foto in posa di quasi tutta la Giunta, farciti di iperboli e dichiarazioni che cozzano con realtà e decenza visti anche i tempi biblici trascorsi dalla prima pietra – manco fosse stato l’Ostello e non un cubotto di 130mq – che lasciano quindi basiti per mancanza di misura verso i cittadini.

Si legge infatti, per voce del sindaco, l’apoteosi: “è un altro pezzo di città che viene restituito ai lecchesi”, come se prima fosse abbandonato, e ancora “la collaborazione tra pubblico e privato restituisce a tutti un servizio, un presidio del territorio, posti di lavoro, e un miglior posizionamento della Città in campo turistico”. Collaborazione non so se è la parola giusta…

– Possiamo dire che quel posto, fatto con centinaia di migliaia di euro dei Cittadini, sottratti alla spesa corrente per le fasce fragili e le famiglie per costruire infrastrutture che esulano dalla mission “primaria” del Comune a prevalente privilegio di privati è un tema che dovrebbe doverosamente essere affrontato seriamente e invece si sorride, si taglia un nastro, ci si mette in posa e tutto passa in cavalleria?

– Possiamo dire visto che non l’ha fatto l’Amministrazione, tutta intenta a dire che ogni cosa è turistica e attrattiva e visto anche che il gestore gli fa eco con: “Noi ci abbiamo creduto tanto, sin dall’inizio, sin dal primo bando”, che però proprio il privato si è guardato bene da aderire alla prima offerta di assegnazione e pure alla seconda ma ha concluso solo quando i prezzi richiesti per valorizzare luogo e attrattività son crollati?

– Possiamo dire che solo quando si è chiusa la trattativa, per giunta diretta e riservata, i cittadini han scoperto che il Dehors è stato affidato con un contratto di ben 20 anni con canoni di affitto che per importi e durata sembrano un concetto nuovo di sussidiarietà?

– Possiamo dire davanti a tutto questo entusiasmo e soldi pubblici spesi per aprire un bar che per i primi cinque anni – 5 anni – il canone di affitto annuo è di 2mila €, per i secondi cinque di 4mila e 500€ e, per gli altri dieci anni – 10 anni – 9mila € l’anno? E che invece nel Bando pubblico ne chiedevano 15mila € all’anno – all’anno – con la sola riduzione per i primi tre a 10mila €? E la durata di 10 anni?

Cioè si chiedevano 285.000 € e lo si è affidato a meno di 123.000 €.
Nemmeno rientrando dai soldi pubblici spesi.

Ora, visto che non è stato affidato a una coop sociale ma a una importante realtà commerciale mi aspetto che i prezzi dei servizi offerti siano popolari altrimenti è la solita pessima operazione con cui si scaricano sulla collettività i costi degli investimenti con i relativi rischi e si lascia al privato libertà di margine e redditività.

Questa attitudine immobiliarista del Comune non dovrebbe vederli in posa.

Paolo Trezzi