L’ALLARME DELLA CARITAS
A PESCARENICO
“E’ EMERGENZA-POVERTÀ”

PESCARENICO CONVENTOLECCO – Richieste in preoccupante aumento alla Caritas di Pescarenico. L’afflusso di persone che chiedono, spiegano, necessitano è arrivato a superare la cinquantina a settimana, pensando solo ai fissi, a cui si
aggiungono i saltuari.

Nelle parole dei responsabili della Caritas parrocchiale e di don Giuseppe Brivio cresce la preoccupazione. Sia per una situazione, una emorragia che non tende ad arrestarsi, sia per le risorse limitate e la relativa impossibilità di fare fronte a tutti i bisogni.

Quando il servizio era partito in modo strutturato, circa un paio di anni fa, le utenze si aggiravano intorno alla quindicina a settimana, Qualcuno arrivava da altri quartieri, ma si tendeva a dare la priorità ai residenti a
Pescarenico.

La richiesta di aiuto ha sempre fatto parte della vita del rione, popolato in gran parte da stranieri e con tante case popolari. Anche don Sandro Chiesa aiutava come poteva e così il suo successore don Giuseppe fino a che non ci si è resi conto che la necessità aumentava e così l’esigenza di costituire un servizio più strutturato.

Lo scorso anno era stato costituito un registro continuamente aggiornato con nomi, cognomi, bisogni, storia, storie tristi per lo più. Non solo stranieri, anche tanti italiani che perdono il posto di lavoro che non sanno come fare a tirare avanti. Da due incontri settimanali si era passati a tre, tanta era la coda dei richiedenti. Le salette attorno al cortile hanno cominciato a ospuitare sempre più pacchi alimentari, vestiti e in tempo natalizio anche giocattoli che la generosità della gente donava.

Negli ultimi tempi la situazione sembra scoppiare, precipitare verso un bisogno sempre più diffuso. Chi si rivolge perché ormai con il servizio del gas tagliato, chi per qualche ora come badante, chi per avere pasta e olio.

L’altro giorno un utente della Caritas, con già molti problemi, invitava i familiari a raggiungerlo. E quando i volontari hanno cercato di dissuaderlo ha risposto “Ma nel mio Paese c’è la guerra”. A volte si è costretti a
scegliere il male minore.

Veri talenti, che fino a ieri hanno lavorato nelle fabbriche lecchesi con alta specializzazione, oggi in strada a chiedere.

Una mamma, africana, non ha più il gas, peccato che abbia dei figli cui dare da mangiare. “Cerchiamo di impiegare le persone anche qui in parrocchia con piccoli lavoretti – spiega don Giuseppe – una famiglia di
kossovari ora si occupa di tenere in ordine il sagrato, altri si occupano della chiesa. Ad altri distribuiamo pacchi alimentari e per le esigenze un po’ più consistenti facciamo riferimento al progetto Tre Mele, che
coinvolge San Nicolò, la nostra parrocchia e quella di san Carlo al Porto di Malgrate”. Una goccia in un oceano, ma serve anche questo.

Bianca Bardi