LECCO – Riceviamo e volentieri pubblichiamo un importante intervento del presidente dell’Ordine degli Infermieri di Lecco, alla luce dei dati epidemiologici di questi giorni.
Inevitabilmente, il virus SARS-CoV-2 continua a far parlare di sé. La situazione vissuta nei mesi da febbraio ad aprile è ancora impressa nelle nostre menti. Tutti siamo stati colpiti dagli effetti di questa pandemia, in maniera più o meno diretta.
Chi si è ammalato, chi ha perso un proprio caro, chi si è prodigato al massimo delle proprie forze nel prendersi cura, in ogni contesto. Senza tralasciare le “cure mancate”, dettate dalla necessità di riorganizzare l’attività ordinaria di un sistema impegnato a fronteggiare un’emergenza senza precedenti e l’impatto sugli aspetti economici.
Con l’andamento dei contagi e l’aumento del numero delle ospedalizzazioni, non si può che ritornare con la mente a quel periodo. Adesso il sistema si sta riorganizzando per cercare di rispondere al meglio. Il numero dei tamponi effettuati è decisamente maggiore e ciò consente di isolare i casi positivi e rallentare l’andamento dei contagi e abbiamo diversi strumenti anche per rendere più efficace il tracciamento dei contatti. Ciò che appare necessario è che, in caso di una grossa seconda ondata, nessuno venga lasciato indietro.
A tal fine, il potenziamento della rete assistenziale territoriale deve rivestire una priorità assoluta. Non solo per poter gestire le persone colpite da CoViD, ma anche per poter garantire l’assistenza a tutte le persone fragili e croniche. L’infermiere di Famiglia e Comunità, figura già prevista dalla legge regionale 23/2015, sta per essere declinato nelle nostre realtà. Sarà importante valorizzare però ogni singolo professionista sul territorio, potenziare la rete di telemedicina, favorire l’accessibilità alla campagna vaccinale antiinfluenzale. Per tutto questo, gli infermieri hanno dato prova di essere una risorsa imprescindibile, sia all’interno delle strutture in cui operano, sia in regime libero professionale.
Nessuno deve essere lasciato indietro nemmeno tra gli operatori. Sarà importante “fare squadra”, diffondendo in maniera capillare informazioni, protocolli e percorsi diagnostico-terapeutici, in modo da garantire degli standard assistenziali omogenei. Programmi di sorveglianza sanitaria dovranno essere messi necessariamente in atto per prevenire la diffusione del contagio fra i sanitari. Senza dimenticare la fornitura adeguata di dispositivi di protezione individuale. È importante che queste misure di tutela dei curanti siano presenti a tutti i livelli: ospedali, ambulatori, territorio e strutture sociosanitarie, in particolar modo RSA che in questo periodo sono costrette a prendere misure drastiche come la chiusura delle visite ai parenti anziani. Sicurezza per chi si prende cura è sinonimo di sicurezza per chi viene curato.
Un ruolo importante poi sarà giocato da ciascun cittadino e dalle istituzioni. Oggi abbiamo diversi strumenti che ci possono aiutare a non rivivere “un nuovo marzo”. In primis una maggiore consapevolezza di quello che stiamo affrontando, una maggiore conoscenza delle norme di prevenzione, un numero di presidi come mascherine di comunità e gel igienizzanti che appare adeguato.
Sarà fondamentale affrontare questo periodo con grande coesione, ciascuno con il proprio livello di responsabilità. Nessuno sia lasciato indietro!
Fabio Fedeli
Presidente
OPI-Lecco
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