LETTERA: “I SOLDI MAI SPESI
PER LE PARITARIE E I DISABILI”

Se i soldi di una presunta quanto inutile libertà di scelta, almeno nei termini attuali, fossero lasciati dallo stato ai comuni se ne potrebbero fare di cose a Lecco e Provincia senza dover discutere di una deleteria autonomia differenziata.

Pensiamo alle scuole dell’infanzia paritarie. Con un milione e mezzo di euro circa all’anno, solo a Lecco se ne potrebbero fare di cose. È questa la cifra che viene spesa in un anno per far funzionare le scuole paritarie, dal Comune di Lecco, con i suoi ‘contributi’. Quando potrebbero, con una crisi demografica come l’attuale, stare dentro le aule di una scuola elementare perché ormai anche queste scuole sono state più che lambite da questa crisi.

E allora non vale più il discorso che le scuole statali dell’infanzia non vengono opzionate grazie alle private perché queste ultime sono diffuse nei singoli quartieri. È solo un problema quello della presunta libertà di scelta che nelle elementari esiste solo al 40%, di politiche strutturali (costruttive di nuove scuole ) del Comune, che oggi non servono più. Il discorso vale tanto più se nelle scuole paritarie ci sono dei disabili. Da una cartella comunale risulta che i disabili iscritti nell’anno scolastico 2022/23 siano 29 e che le sezioni previste dalle scuole siano 40 attualmente. Dovrebbero essere almeno 29 di più. Visto che il numero minino in una sezione con disabili è per legge di 20 alunni e visto che nelle attuali scuole ci stanno complessivamente 29 disabili, ignorati dai più e dalle istituzioni.

E che per inciso, sarebbero paradossalmente in aumento nonostante il calo demografico, a detta della funzionaria Panzeri, con spese, dico io, per insegnanti di sostegno nelle scuole elementari poi. E non basta dire che i disabili sono assistiti dagli educatori. Questi non hanno i titoli per essere dichiarati insegnanti di sostegno, e se, anche a causa Covid, li avessero, non potrebbero operare, causa mancanza di sezioni per disabili presenti.

Queste cose non le vede e non le sente nessuno, soprattutto quando con la ingentissima cifra impiegata potrebbero essere abbattute tasse e differenziali regionali per i tributi esistenti oppure costruire nuovi asili nido e così via senza aspettare il PNRR, o abbattere i costi del trasporto pubblico o dando contributi per la casa realizzando non solo il diritto allo studio. Altro che libertà di scelta, si tratta solo di razzismo, che influisce proprio sulla dispersione scolastica (siccome le rette nelle paritarie si pagano, al posto della gratuità nelle statali), facendo in modo che i figli degli immigrati, pur in competizione con i nostri figli, soprattutto dalle elementari, siano meno ‘titolati’ dei loro padri che hanno lasciato la loro patria. Altro che aiutiamoli a casa loro!

 

Alessandro Magni