MORÌ SOTTO UN MACCHINARIO,
ASSOLTI I DIRIGENTI: LA DONNA
“NON RISPETTÒ LE PROCEDURE”

tribunale sentenzaLECCO – Assolti tutti gli imputati indagati per la morte di Manuela Tatiana Zecchina, 46enne di Renate che il 28 aprile 2011 rimase schiacciata da un macchinario a Barzanò. Come riporta Il Giorno, la decisione è stata presa ieri dal collegio presieduto dal giudice Salvatore Catalano, chiamato a esprimersi sulla posizione di cinque dirigenti del Salumificio Fratelli Beretta accusati di omicidio colposo.

Alberto Beretta, amministratore delegato e nipote del fondatore dell’azienda Vittorio, Diego Rottoli, responsabile del servizio prevenzione, Giulia Sala, titolare dell’azienda di pulizia per cui lavorava la Zecchina e Giovanni Bellani, responsabile della sicurezza – questi i nomi degli imputati, insieme a Stefano Iozzelli di Pistoia, titolare e rappresentante dell’azienda che aveva realizzato il macchinario sotto il quale la donna ha perso la vita.

Intorno alle 21 del 28 aprile 2011 negli stabilimenti di via Garibaldi a Barzanò scatta l’allarme: poco dopo l’inizio delle fasi di pulizia dei macchinari che compongono la filiera aziendale, Manuela Tatiana Zecchina stava pulendo un’impastatrice per miscelare i trincati, rimanendone però incastrata senza scampo. Sul posto erano sopraggiunti l’équipe medica del 118 di stanza al San Leopoldo Mandic, i volontari della Croce Rossa Italiana di Casatenovo e due squadre di vigili del fuoco di Merate ed Erba. La donna venne liberata ma ormai non c’era più nulla da fare.

Durante il procedimento processuale in realtà sono emersi nuovi dettagli, tanto che la stessa accusa si è espressa per l’assoluzione. Pietro Bassi, sostituto del sostituto Citterio, nella sua requisitoria ha sostenuto che quella sera la donna aveva tenuto “un comportamento abnorme”, agendo diversamente a quanto previsto dai protocolli aziendali, “addirittura in modo contrario rispetto a quanto previsto dalle procedure“, ha ricordato in aula l’accusa.