PRESIDIO PER L’INFERMIERE VARVARA. “IO LICENZIATO MA ACCOLTE LE ISTANZE”

COSTA MASNAGA – Lunedì il presidio presso Villa Beretta, dopo la decisione dell’ospedale di rescindere il rapporto di lavoro con Raffaele Varvara, infermiere e attivista per la riumanizzazione delle cure. Una decina di attivisti del comitato Di Sana e Robusta Costituzione si è radunata davanti l’ingresso della struttura, dove Varvara, presidente del medesimo comitato, era atteso in un incontro con la direzione sanitaria.

Dopo il licenziamento subìto dall’ASST Lecco e dall’ ASST Melegnano-Martesana, quest’ultimo già dichiarato illegittimo dal giudice del lavoro, per il curante si tratta del terzo licenziamento poiché reo di aver fatto svolgere ai suoi pazienti il test da sforzo senza mascherina. La direzione dell’ospedale conferma che Varvara non sarebbe idoneo alla mansione di infermiere ed è subito scattata l’indignazione dei suoi sostenitori che hanno fatto recapitare in massa, via posta elettronica, le loro istanze e dato vita all’ennesimo presidio dell’operazione “Riapriamo le porte”: una serie di manifestazioni, in tutta Italia, che parte dall’appoggio al Curante, per arrivare a difendere la sanità pubblica e affermare una medicina più umana.

“Dopo i due licenziamenti in seguito ai provvedimenti disciplinari, uno di questi, per aver fatto accedere una parente al letto di sua mamma sul fine vita, nel 2021, quando le visite erano vietate anche per i pazienti terminali, non c’è due senza tre: è finita anche con l’ospedale Villa Beretta; non sono idoneo a svolgere la professione infermieristica per aver esercitato il ragionamento critico sulla consuetudine di sottoporre i pazienti a test da sforzo con la mascherina, poiché essa se applicata su pazienti durante l’iperventilazione da sforzo fisico, con già di base patologie polmonari, è molto dannosa e rischia di provocare insufficienza respiratoria. Ci sono regolamenti, protocolli e linee guida che vanno rispettati sì ma non applicati a tappeto su tutti, senza previa valutazione rispetto alla singolarità e alla complessità di quella persona, in quel determinato rapporto di cura: ai rigidi protocolli antepongo sempre il buon senso, l’umanità, il ragionamento critico e l’empatia“, dichiara Varvara che aggiunge: “Dal direttore sanitario sono andato nelle vesti di portavoce delle istanze di riumanizzazione delle cure di una comunità. Non sono riuscito a portare un po’ di umanità da dentro come infermiere perchè da solo e osteggiato dai miei superiori, ma ci siamo riusciti da fuori, con il sostegno dell’Italia del buon senso che chiede meno precauzione e più umanizzazione: il direttore sanitario ha accolto le nostre istanze e si impegna a rimuovere l’obbligo di mascherina per i degenti a cui dev’essere solo raccomandata, rimuovere i tamponi per l’accesso ai ricoveri a breve termine e ad assicurare ampli orari di visita per i parenti dei degenti. Il mio rapporto di lavoro si è concluso e probabilmente, stando ai piani di Bertolaso, sarò sostituito da qualche collega proveniente dal Paraguay o dall’Argentina, in compenso sono molto contento per aver liberato persone disabili, già tanto sofferenti per quello che hanno subito dalla vita, da queste disumane imposizioni. Organizzeremo tra un mese un’ ispezione popolare per verificare che le promesse siano state mantenute e venerdì siamo attesi in regione Lombardia per portare la vicenda Villa Beretta all’attenzione dei nostri interlocutori politici regionali”.

In conclusione un aneddoto degno di nota che si lega alla vicenda Varvara: il curante, nell’ambito dell’operazione “Riapriamo le porte” è stato di recente ricevuto anche dalla nuova direzione dell’ospedale Manzoni. Il direttore generale Marco Trivelli, era in carica come dg nel 2021 all’ospedale di Vimercate, dove Varvara era in servizio mentre fu raggiunto dal provvedimento disciplinare per aver concesso l’ultimo saluto alla parente di una paziente morente, dissentendo ai protocolli che prevedevano la videochiamata financo sul fine vita. Trivelli durante l’incontro con Varvara e la sua delegazione, come gesto di riconciliazione, regala all’infermiere il romanzo “Di cosa è fatta la speranza” di E. Exitu con tanto di dedica. “Ho apprezzato il gesto del direttore Trivelli che ringrazio, con l’auspicio che le sue parole possano tradursi presto nella prassi clinico-assistenziale”.