TERZO LICENZIAMENTO PER L’INFERMIERE VARVARA, ATTESO UN PRESIDIO

COSTA MASNAGA – Da poco interrotto il rapporto di lavoro con l’ospedale Manzoni, il “Curante” Raffaele Varvara, infermiere e attivista per la riumanizzazione delle cure, è stato nuovamente licenziato dall’ospedale Villa Beretta di Costa Masnaga.

Si tratta del terzo licenziamento, dopo quello già dichiarato illegittimo dal Giudice del lavoro di Milano.

Varvara, dalla sua prima sospensione in seguito alla scelta di non vaccinarsi, è diventato un punto di riferimento molto attivo tra i suoi seguaci nell’ambito delle azioni promosse dal comitato Di Sana e Robusta Costituzione in tutta Italia. A maggio del 2023, vincitore di un concorso, rientra in servizio all’ASST di Lecco e dopo qualche mese ricomincia per lui l’accanimento disciplinare che lo aveva allontanato dalle corsie già tre anni fa. Quattro procedimenti, esitati nel licenziamento, poiché reo di aver fatto accedere i parenti di una sua paziente all’infuori dell’orario consentito, nonché per lo scorretto utilizzo della mascherina ffp2.

“Dopo l’esperienza all’ospedale Manzoni, ho ripreso a lavorare a Villa Beretta di Costa Masnaga ma ho trovato una situazione peggiore delle mie esperienze pregresse” le parole del curante “Mi hanno nuovamente licenziato per aver osato ragionare criticamente rispetto alla consuetudine di applicare la mascherina ffp2 a pazienti sottoposti a test da sforzo. Va bene garantire le giuste precauzioni, ma la mascherina durante l’iperventilazione della persona durante lo sforzo fisico, provoca una dannosa compromissione del bisogno di respirare del paziente; dalla pandemia in poi, assistiamo a una deriva disumana della nostra sanità, con restrizioni ancora in essere sulle visite dei parenti o imposizioni come l’obbligo della mascherina per i pazienti anche durante il test da sforzo o il tampone per accedere ai percorsi di cura; i nostri assistiti non tollerano più l’eccesso di precauzioni e baratterebbero volentieri meno precauzione con più umanizzazione; per scongiurare così il rischio di compromissione irreversibile del rapporto di fiducia tra cittadini e sanitari, urge riaprire le porte al buon senso, al ragionamento critico, all’umanità e all’empatia e all’ umanità, valori che hanno da sempre guidato le professione di cura ma che oggi si sono persi in nome dello scientismo, dei protocolli e delle linee guida.”

I cittadini partecipanti all’operazione “Riapriamo le porte” continuano a scendere in piazza in tutta Italia sotto ospedali e sotto le regioni, a sostegno del curante nonché per una sanità pubblica e soprattutto umana.

Lunedì 8 aprile alle 10 è atteso un presidio di attivisti presso Villa Beretta dove l’infermiere incontrerà la dirigenza dell’ospedale, gestito da una congregazione di suore. “Lunedì sono atteso dalla direzione sanitaria in qualità di portavoce delle istanze di riumanizzazione delle cure di una comunità nazionale; andrò oltre il mio personale rapporto di lavoro, ormai estinto, con l’ospedale, mentre resteremo fermi su una posizione: esigiamo una riflessione critica a tutti i livelli del loro operato, che vada verso il ritorno alla piena normalità pre-pandemica per quanto riguarda l’accesso alle cure (libero da ostacoli come il tampone) nonchè le visite dei parenti e l’utilizzo della mascherina per pazienti e visitatori. In mancanza di un compromesso con le nostre istanze di buon senso, saremo costretti a innalzare sempre più il livello delle nostre rivendicazioni, anche ricorrendo alla mobilitazione ad oltranza presso la loro struttura”.