RIVIVONO LE MOSTRE SUGLI ALPINISTI LECCHESI RATTI E VITALI

mostre mojitoGita in bici per conoscere gli alpinisti lecchesi”. È l’iniziativa promossa giovedì 31 luglio dal CAI di Lecco insieme alla Fondazione “Amici di Lorenzo” e ai bar “Mojito” e “Il Barcaiolo” per riproporre al pubblico alcune mostre già presentate in passato.

La serata è iniziata con un aperitivo al locale di Viale Turati con l’inaugurazione della mostra “Io scalo” di Andrea Gallo per poi proseguire con la biciclettata che ha portato i partecipanti a “Il Barcaiolo” di Pescarenico dove sono state presentata le altre due mostre relative a due importanti alpinisti lecchesi: Gigi Vitali, con l’esposizione “Fascino, agilità, fantasia: storia di Gigi Vitali”, e Vittorio Ratti, con la mostra intitolata “Vittorio Ratti. Storia di un alpinista caduto in città”.

mostre mojito“È un’iniziativa che ci ha proposto il locale – ha spiegato Emilio Aldeghi, presidente del CAI di Lecco – e ci è sembrato giusto aderire, anche perché si potranno raccogliere dei fondi per la Fondazione “Lorenzo Mazzoleni”, il giovane arrampicatore morto a 29 anni sul K2”. E ha aggiunto:”Pensiamo sia importante essere sempre presenti in città e dimostrare che la nostra passione per la montagna non è si esplica solo nel camminare, nell’arrampicare ma anche nel trasmettere la cultura della montagna anche a chi per diverse ragioni la montagna non la frequenta. Siamo convinti, a torto o a ragione, che la montagna sia un momento di crescita culturale, in montagna c’è un mondo da scoprire…”. Certamente rivedere le mostre in un ambito del tutto diverso da quello abituale (sono state allestite sia all’interno del Comune di Lecco sia in Torre Viscontea) ha fatto un effetto particolare al presidente:”Osservare qui le opere offre una visione particolare…sicuramente sono fuori dal loro ambito, però, Lecco e la montagna sono un tutt’uno per cui in qualsiasi luogo vanno bene…”.

Poi due parole su Andrea Gallo, il protagonista “indiretto” (in quanto fotografo) della mostra:”È stato uno dei più forti arrampicatori italiani, quello che insieme a altri esponenti ha lanciato l’arrampicata libera, si è dedicato a lanciare la località di Finale ligure per una serie di iniziative…”.

Anche Matteo Abate del Consiglio direttivo del CAI ha sottolineato la professionalità e la bravura di Gallo:”Si è inventato fotografo e il risultato lo vediamo. Le sue foto sono eccezionali. Ha iniziato a fare questi scatti su arrampicata in chiave moderna su grandi parenti. La sua mostra l’abbiamo presentata nel 2011 al Museo della Montagna nella prima edizione di “Monti Sorgenti” e quindi abbiamo pensato di riproporla al Mojito, locale moderno…in contrapposizione alle due mostre a Il Barcaiolo che raccontano, invece, di alpinisti storici”.

Così per tutto il mese di agosto il locale situato nel cuore di Pescarenico ospiterà due importanti mostre che raccontano la storie di due pilastri dell’alpinismo lecchese.

“Vittorio Ratti oltre ad essere stato uno degli alpinisti più forti della sua generazione, ha partecipato anche alla Resistenza nelle fila della Brigata Rocciatori, guidata proprio da Riccardo Cassin, suo compagno in molte avventure alpinistiche – ha sottolineato Matteo Manente, curatore della mostra –. Il filone conduttore della mostra, che era stata allestita in piazza Garibaldi (di fronte alla lapide che ricorda il suo sacrificio) dove lui è morto, è quello di riscoprire il profilo storico dell’alpinista, dalla sua infanzia alle esperienze con Vitali e Cassin fino ad arrivare all’epilogo tragico quando ha perso la vita durante gli scontri del 1945. Paradossalmente – ha continuato – Ratti ha trovato la morte lontano da quelle montagne tanto amate e scalate negli anni precedenti. Una vita spezzata al culmine della sua carriera, che aveva ancora molto da dire”.

Si potranno osservare da vicino 16 pannelli, 32 foto circa.

Altrettanti sono quelli dedicati all’altra personalità di spicco dello sport lecchese:” Germano Gigi Vitali, lo scalatore che morì a Tita Piaz conosciuto con l’appellativo di “ragno”, che diventerà poi il simbolo del celebre gruppo di rocciatori lecchesi.

Elena Pescucci