ELEZIONI IN SVIZZERA,
FRONTALIERI A RISCHIO?
L’ULTRADESTRA AVANZA

LECCO – Nelle elezioni federali svizzere del 22 ottobre l’UDC, partito anti immigrazione, ha rinsaldato il primo posto con oltre il 28% dei voti. Quali potrebbero essere le conseguenze per i frontalieri italiani?

Le elezioni federali di domenica hanno visto una conferma importante nel sistema politico elvetico: l’Unione democratica di centro, partito di destra affine alla Lega nostrana, ha rinforzato il suo primo posto con un +2,96%, crescita significativa nell’abituale equilibrio elvetico, con il 28,55% dei voti e 62 seggi su 200, quasi il doppio dei due partiti Verdi fermi a 33.

Il segretario nazionale, il ticinese Marco Chiesa, ha condotto la sua campagna elettorale portando in alto lo slogan anti-immigrazione “Bala i ratt”, slogan nostalgico dell’Udc che raffigura i frontalieri “fuori controllo” come ratti “che entrano in casa degli Svizzeri, rosicchiano il formaggio – che simboleggia il Ticino – e se ne vanno”, senza portare vantaggio all’economia del paese, ma al contrario saturando il sistema lavoro svizzero.

L’immigrazione, in Svizzera, ha un peso specifico importante: sui circa 9 milioni di abitanti nella Confederazione, il 25% proviene dall’estero e quest’anno l’immigrazione ha segnato un +26%, con 380mila frontalieri in entrata ogni giorno da tutti i confini della Svizzera. La disoccupazione, che si attesta all’1,9%, è stata uno dei fattori che hanno scatenato la proposta di Chiesa dell’introduzione di quote d’ingresso per gli stranieri, lavoratori e non solo, con l’obiettivo di bloccare la popolazione sotto la soglia psicologica dei 10 milioni entro il 2050.

Il flusso di frontalieri dal nostro paese è composto da 79mila persone in entrata ogni giorno in Ticino, su cui Chiesa ha commentato “Avere quasi 80mila frontalieri nel nostro cantone significa convivere con problemi quotidiani legati alla tenuta delle infrastrutture, alla mobilità e con un mercato del lavoro che vede gli stipendi sempre più rivolti verso il basso”: le soluzioni considerate dall’Udc ricorrerebbero a una caratteristica peculiare della democrazia semidiretta dello stato elvetico, i referendum.

“Scavalcata” la trafila delle alleanze nell’elezione dei sette membri del Consiglio federale, che equilibra l’azione dei governi favorendo un sistema di coalizioni, il partito di Chiesa avrebbe la possibilità di attuare una serie di deliberazioni parlamentari e referendum federali nelle finestre di febbraio, maggio e settembre, con lo scopo di aumentare l’imposizione fiscale sui frontalieri e limitare i permessi per l’ingresso dei cittadini italiani. L’equilibrio sopra citato si potrebbe dunque rivelare un’arma a doppio taglio per gli italiani, a causa delle concessioni che gli altri partiti al governo potrebbe dare all’Udc per mantenerlo.

Dall’Italia, il segretario della Lega Matteo Salvini ha applaudito all’avanzata della Destra anche nel paese elvetico, dimenticandosi però di quanto un consolidamento al potere di Chiesa danneggerebbe molti abitanti delle province lombarde che, ogni giorno, vivono e lavorano a cavallo del confine.

Mi.C.