TERZO POLO, CALENDA A LECCO.
I SUOI CANDIDATI “MUTI”,
MA RIVA CI HA DETTO CHE…

LECCO – Il Terzo Polo che sostiene alle Regionali della Lombardia la lista civica di Letizia Moratti, per presentare ufficialmente i quattro canditati lecchesi Lorenzo Riva, Eleonora Lavelli, Franco Limonta e Daniela Rusconi mette giù il carico da undici e nell’ultimo sabato di gennaio fa arrivare nel capoluogo manzoniano, in sala Ticozzi, il leader Carlo Calenda, la mantovana Elena Bonetti ex ministro delle Pari Opportunità e Famiglia e oggi deputata come il valtellinese Mauro Del Barba.

Con una inversione di format, a parlare non sono i candidati ordinatamente seduti sul palco, che resteranno in silenzio. Quasi per diritto ‘parlamentare’ di oggi e (ieri) il microfono verrà dato solo agli illustri ospiti, loro invece in platea. Difatti il prologo è spettato all’ex senatore, ora sindaco di Valmadrera, Antonio Rusconi padrone di casa non senza qualche inciampo. Già esponente del PD, il centrista Rusconi ha attaccato il suo vecchio partito per l’alleanza dei Cinque stelle. Sullo sfondo rimane la voglia di pescare voti tra quel 40% degli elettori che non va alle urne.

Gli sfiduciati della politica, che si cerca di recuperare non attraverso alla contrapposizione destra versus sinistra, ma su programmi che tocchino Sanità, Istruzione e Coesione sociale.

Pochi temi, dirà Calenda, su cui impegnarsi seriamente, dichiarando alla gente cosa si vuole fare con i limiti esistenti di bilancio.
A un certo punto compare in sala il direttore generale della Caritas Ambrosiana Luciano Gualzetti, nonostante cerchi il basso profilo viene fatto accomodare in prima fila accanto a Beppe Mambretti, ex Forza Italia e destra – oggi nelle truppe di Antonio Rusconi che lo ha definito “uomo dei fatti” e tessitore della campagna elettorale.

A latere, comunque, Lecco News ha sentito Lorenzo Riva, l’imprenditore di ElectroAdda passato nelle stanze di Confindustria di Lecco e Sondrio per due mandati come presidente e ora alla guida dell’Aci di Lecco e da un po’ di tempo vicino a Renzi.

Come mai è sceso in campo?
“Fin da piccolo ho imparato a impegnarmi per gli altri. Confindustria, Camera di Commercio e Aci fanno parte di tale impostazione. Ora che l’azienda di famiglia è passata nelle salde mani della terza generazione ho del tempo da dedicare a progetti come questo”.

In Regione quali sono gli obiettivi?
“Ho a cuore la formazione. Il mondo della scuola e le imprese devono riuscire a parlare un linguaggio comune per individuare e coprire i bisogni formativi che diano poi uno sbocco di lavoro ai giovani. Nel contempo le aziende devono contare su competenze al passo coi tempi. Inoltre è necessario rilanciare per la nostra regione un ruolo internazionale. Sul piano infrastrutturale mettere mano ai nodi già descritti su un libro bianco redatto cinque anni fa e ancora lì tutti inascoltati. Puntare, infine, a una forte integrazione con l’area centrale dell’Europa”.

Un po’ meno italiani?

“Siamo per l’autonomia differenziata. C’è stato un referendum in tal senso ad ottobre 2017, i lombardi in quella occasione si erano espressi chiaramente, ma non se n’è fatto nulla. La Lombardia deve avere un ruolo da protagonista, avendo cura anche del Sud, prendendosene carico, non in modo assistenzialistico, con l’elemosina, ma lungo un percorso di crescita e sviluppo. Insomma attraverso la capacità del fare e di produrre”.
Un modo pragmatico di vedere la politica, quello di Riva. D’altra parte, ritornando alla mattinata di sabato Mauro Del Barba aveva ricordato il leader democristiano scomparso Mino Martinazzoli che ai suoi tempi osservava come qui da noi ci sia più concretezza che politica nella gestione della cosa comune. E proprio in omaggio al pragmatismo della Lombardia, Del Barba vede necessario superare lo stallo in cui ritiene essere la regione, andando al di là dei 25 anni di “matrice clientelistica che ha trasformato ciò che proveniva da Roma come azione propria”.

Elena Bonetti torna sulla gestione della pandemia Covid giudicata severamente: “Non si facevano più tamponi, per non mostrare la reale situazione dell’epidemia. Non c’erano camici, non c’erano medici, molte aree e le nostre valli si sono ritrovate senza riferimento sanitario. Fontana avrebbe dovuto avere il buon senso di non ricandidarsi”.

“Nella nostra Regione – ha proseguito – per dieci anni non si ha avuto la visione necessaria per governare. Al contrario abbiamo bisogno di conoscere, approfondire e costruire alleanze per dare linfa vitale ai territori e alle aziende”.

Nel lungo intervento di Carlo Calenda passano diversi temi di carattere nazionale a partire dalla cultura elettorale: “Attenzione-  dice il leader –  a consegnare la propria sovranità di cittadino ciecamente, magari votando per appartenenza senza guardare alla persona, perché chi viene eletto in quel modo sentirà meno la responsabilità di rispondere al proprio elettore, tanto sa che i voti ce li ha”. Di contro anche alla scelta per simpatia – quasi trattasse di tastare un menu – rappresenta rischi, perché non spinge i rappresentanti politici sulla strada del buon governo.

Il pensiero va ai giovani: “Il Terzo Polo è  il più votato tra i 18 e i 24 anni”, aggiungendo attraverso due incontri che perché queste generazioni non si sentono ascoltate. “Ho conosciuto una laureata in Chimica che insegna a scuola e mi ha parlato dei bambini con difficoltà come i dislessici, lasciati a loro stessi. E anche una tirocinante infermiera che alla fine del suo percorso formativo andrà in Svizzera, dove lo stipendio è più alto anche di una volta e mezza, da mille e cinquecento euro in Italia fino ai duemila e cinquecento, tremila al di là del confine”.

E qui si entra nella questione Sanità: “E’ al collasso, diventerà evidente tra quest’anno e il prossimo. Abbiamo chiamato eroi il medico dal volto segnato dalla mascherina e l’infermiera spossata e crollata sul proprio computer durante la pandemia, ma ci siamo scordati di loro. Nella legge di bilancio si è dato alla Sanità duemila miliardi di euro quando la recente inflazione ne ha abbattuto il potere di acquisto per circa una decina di miliardi, nel frattempo mancano 63mila tra medici e infermieri. Ma il dibattito di governo si concentra sul tetto dei contanti e il ponte dello Stretto…” aggiunge laconico.

Il ruolo del politico è governare: “Dicendo la verità su cosa si può dare con i pochi soldi a disposizione”. Dopo l’omaggio a Draghi, Calenda mette Sanità, “pilastro del wellfare”, e Istruzione tra le priorità. Come ricostruire il Paese che non c’è più? “Abbattendo gli steccati tra persone di destra e sinistra, all’interno di un progetto europeista”.

RedPol