GIORNO DELLA MEMORIA, TRE PIETRE D’INCIAMPO PER I CADUTI DI FOSSOLI

LECCO – Nel pomeriggio di sabato 25, presso il chiostro di via Monsignor Moneta e via fratelli Bandiera, si è tenuta la cerimonia di posa di tre nuove “pietre d’inciampo”, a ricordo dei caduti lecchesi a Fossoli Franco Minonzio, Luigi Frigerio e Antonio Colombo.

A spiegare il significato di questa cerimonia e l’importanza per la città di Lecco è stato il sindaco Mauro Gattinoni: “Quest’oggi ci ritroviamo insieme in prossimità del Giorno della Memoria per ricordare tutte le vittime della Shoah e delle persecuzioni del nazismo e del fascismo in un anniversario particolarmente significativo: il 27 gennaio di quest’anno, infatti, ricorrono gli 80 anni dalla liberazione del campo di concentramento di Auschwitz. Per celebrare degnamente questa commemorazione, vogliamo oggi ricordare la memoria di tre nostri concittadini che quella violenza la subirono in prima persona venendo deportati e uccisi dai nazifascisti: Franco Minonzio, Luigi Frigerio e Antonio Colombo.
Un percorso iniziato lo scorso anno, nell’80° anniversario della strage di Fossoli, e ripreso in questi giorni, a partire dall’appuntamento vissuto ieri pomeriggio, a Palazzo delle Paure grazie alle testimonianze e alle relazioni storiche relative a questi tre eroi della Resistenza lecchese”.

“Da qui, da via Monsignor Moneta – ha spiegato – , iniziamo la posa di tre nuove pietre d’inciampo dove i nostri concittadini ebbero la loro ultima residenza da uomini liberi che vanno ad aggiungersi alle altre tre già posate in città e dedicate ad altrettanti lecchesi: Lino Ciceri, Pietro Ciceri, Emma Casati. Un gesto simbolico ma che vuol essere, attraverso i nomi questi testimoni dell’antifascismo e della libertà, quello di incastonare nelle nostre strade i punti di riferimento valoriali per ogni generazione.

Così, come Comune di Lecco, portiamo a conclusione quel “tracciato della memoria” iniziato dall’amministrazione del sindaco Virginio Brivio che fece arrivare a Lecco l’artista tedesco Gunter Demnig: in questo senso desidero ringraziare Salvatore Rizzolino, che da assessore all’Istruzione immaginò questo percorso insieme alla scuola media Don Ticozzi, la quale a distanza di sei anni è nuovamente qui presente con noi. Grazie ragazzi: la vostra presenza qui, insieme ai vostri insegnanti, è preziosissima perché sarete voi a raccogliere il testimone della memoria.
Un ringraziamento sentito va, inoltre, all’ANPI Provinciale di Lecco che, oggi come allora, ha collaborato nella realizzazione di questo progetto, e a Fondazione Fossoli e Aned – Associazione nazionale ex deportati nei campi nazisti, che hanno commissionato e donato queste pietre”.

“Oggi – ha proseguito Gattinoni – rispondiamo ad un dovere civile, quello di fare Memoria concreta di persone, nomi, luoghi, fatti accaduti perché solo in questo modo possiamo essere pienamente consapevoli del terreno profondo ove si radica la nostra democrazia.

Credo di interpretare un sentimento comune nel dire che ci avviciniamo a questa ricorrenza così significativa con grande preoccupazione. Ciò che succede nel mondo, dall’Ucraina alla Palestina, ci riporta alle pagine più buie della storia del mondo: bambini strappati alle proprie famiglie, uccisioni sommarie, bombe sui civili, violenza indiscriminata, deportazioni, sequestri, esecuzioni sommarie, stupri, torture.

Ecco, la riflessione e l’invito che voglio condividere con voi oggi è questa: monitoriamo i processi!

Mi spiego meglio: nel nostro approccio a queste pagine di storia drammatiche, non dobbiamo credere che quanto è accaduto sia stata una “tragedia fatale inevitabile”, o che sia stata opera di “scelte di un singolo pazzo, dittatore o tiranno”. Questo per certi versi ci restituirebbe una ricostruzione quasi consolatoria archiviata nel passato. In realtà, ancora oggi siamo tormentati da quei fatti e siamo irrequieti ogni volta che parliamo perché siamo consapevoli che esse sono l’effetto di lunghi processi, che hanno coinvolto milioni di persone, d’intelligenze applicate al male.

Andiamo oltre ai singoli fatti! Cerchiamo di indagare, scovare, comprendere i processi, le dinamiche, i nessi causali e le conseguenze che (allora come ora, in diversi tempi e diversi spazi) hanno portato agli epiloghi più sconvolgenti e vergognosi per l’umanità”.

“Alcuni di questi processi ve li voglio proprio elencare in maniera esplicita perché li possiate riconoscere.

Un deterioramento delle istituzioni democratiche, smontate scientificamente per lasciare spazio a una volontà unica, una volontà di potenza che s’impone sfacciata e arrogante; un limitarsi/esasperare procedure formali dopo averne svuotato l’anima, quasi che esse siano il fine e non il mezzo; il produrre leggi ingiuste (applaudite come conquiste di civiltà) perché i tribunali le debbano applicare; limitare le libertà di espressione (politica, sindacale, artistica) controllando e manipolando i canali di comunicazione più diffusi, o facendovi scorrere in prevalenza contenuti artefatti (fake news) per far sorgere un pensiero omologato, diffuso, e quindi aritmeticamente maggioritario, elidendo per converso, minoranza e dissenso, anche nell’insegnamento o sulla stampa. Il tutto, attenzione, accompagnato da strumenti per produrre una propaganda di massa martellante, oggi per certi versi ancor più penetrante sul piano della raffinatezza tecnologica e psicologica, che istigano alla diffidenza, al rancore, all’odio, fino a sdoganare ogni orrore detto o fatto al prossimo. Infine, abbinare una politica aggressiva ai grandi poteri economici strategici e oligarchici, sovrapponendo interesse pubblico e quello privato confondendolo, o più precisamente, corrompendolo; produrre inique concentrazioni di ricchezza e conseguenti ampie fasce di persone povere, precarie, quindi più vulnerabili.

Guardiamo con attenzione se e dove queste cose accadono. Perché la storia ci insegna che l’esito estremo di questi processi, applicati nel tempo, è uno solo: la disumanità”.

Gattinoni ha quindi citato gli scritti di Primo Levi: “Auschwitz è fuori di noi, ma è intorno a noi, è nell’aria. La peste si è spenta, ma l’infezione serpeggia: sarebbe sciocco negarlo. In questo libro se ne descrivono i segni: il disconoscimento della solidarietà umana, l’indifferenza ottusa o cinica per il dolore altrui, l’abdicazione dell’intelletto e del senso morale davanti al principio d’autorità, e principalmente, alla radice di tutto, una marea di viltà, una viltà abissale, in maschera di virtù guerriera, di amor patrio e di fedeltà a un’idea.” Era l’anno 1968.

Se oggi, insieme ai martiri di Fossoli, celebriamo il Giorno della Memoria, ecco che il nostro dovere è innanzitutto riaffermare la verità storica di quanto è stato: conoscere, investire sempre di più nel sapere, nella cultura e nell’ educazione al rispetto, all’accoglienza delle differenze, non lasciare che l’odio non abbia mai una risposta. Dobbiamo metterci in gioco in prima persona, senza attendere che siano sempre “gli altri”: perché “gli altri” siamo noi oggi, nessuno escluso”.

“Questo impegno – ha concluso il primo cittadino – lo dobbiamo a tutti gli uomini e le donne che lottarono nella Resistenza lecchese, che si opposero con coraggio alla dittatura fascista e all’occupazione nazista e ricevettero in risposta violenza, persecuzione e incarcerazione, a chi fu deportato e fu ucciso, ai loro cari che ne attesero invano il ritorno. Lo dobbiamo alle nuove generazioni: non è un peso che ci piace, ma il compito di lasciare ai giovani di oggi un mondo libero e democratico è anche sulle nostre spalle.

Questo impegno lo dobbiamo ai nostri concittadini, Pino Galbani e Liliana Segre, cittadina lecchese onoraria, ai nostri Lino e Pietro Ciceri, a Emma Casati, e da oggi, lo dobbiamo a Franco Minonzio, Luigi Frigerio e Antonio Colombo, martiri della porta accanto, testimoni di democrazia”.