LECCO: 12 MEDAGLIE D’ONORE IN RICORDO DI ALTRETTANTI DEPORTATI. LE FOTO

LECCO – Grande commozione per la consegna delle Medaglie d’onore a 12 deportati lecchesi nei campi di concentramento.

La sala della Camera di Commercio lecchese era gremita, nella mattinata di oggi 30 gennaio, per la consegna delle Medaglie d’onore a 12 deportati lecchesi. Ciò si è reso possibile grazie al lavoro dell’Istituto del Nastro Azzurro, realtà lecchese che da anni permette alle famiglie degli internati di tributare loro il riconoscimento della Presidenza della Repubblica, i cui componenti hanno ricevuto ringraziamenti sentiti da tutte le famiglie.

Il prefetto Sergio Pomponio, introducendo l’evento, ha ricordato: “Commemorazioni come questa giornata, il Giorno della Memoria e il Giorno del Ricordo richiamano la coscienza civica ad essere più vigile e a ricordare, citando Primo Levi, “perché tutto ciò non si ripeta” e si ricerchi la pace, anche nelle guerre attualmente in corso nel mondo. È necessario coltivare la speranza che finisca la continua negazione del creato, dell’uomo e del rapporto tra gli uomini, quegli uomini che oggi qui ricordiamo”.

L’evento ha visto tra i premiati anche Domenico Vitali, zio dello scrittore bellanese Andrea Vitali, che ha ritirato il riconoscimento: muratore, nato a Bellano il 5 aprile 1909, Vitali viene chiamato alle armi il 27 aprile del 1929, nel primo reggimento granatieri; promosso caporale e caporale maggiore nello stesso anno, è congedato il 25 giugno del 1930 e richiamato alle armi per mobilitazione nel giugno del 1940. Nel 1942, promosso sergente, partecipa alle operazioni di guerra nei Balcani dal maggio al settembre del 1943. Viene catturato dai tedeschi a Reggio Emilia mentre si sta recando in licenza e il 14 settembre del 1943 è internato in Germania, nello Stammagen 20B di Malenburg. È liberato dall’Armata Rossa nel gennaio del 45 e rimpatriato il 16 ottobre, passando dal centro alloggio di Pescantina, provincia di Verona. Il 30 aprile del 1950 gli viene conferita la Croce al merito di guerra per il periodo bellico e per l’internamento in Germania.

Andrea Vitali ha voluto ringraziare in particolare Augusto Giuseppe Amanti, che, ricercando negli archivi comunali, “ha permesso a me, alla mia famiglia e ai miei fratelli di ricostruire questa storia. Mi piace sottolineare che la memoria ribadisce la sua importanza affinché ciascuna vita abbia dignità, perché la memoria non è solo di tutti gli uomini che sono passati su questo paese, ma nella memoria ci riconnettiamo a loro, come se questi non siano mai del tutto morti. Spero che, quando anche noi non saremo mai del tutto morti, potremo riprendere quella conoscenza che brutalmente la vita ci ha impedito”.

Gli altri premiati, nell’ordine, sono stati:

Adamoli Matteo: partigiano, nato a Esino Lario il 24 giugno 1924, viene chiamato alle armi il 17 agosto 1943. Dopo l’armistizio non riesce a raggiungere la propria famiglia e il 17 marzo 1944 viene richiamato nel 3^ Reggimento Artiglieria Alpina “Divisione Julia”. Diserta e aderisce alla 89^ Brigata partigiana Poletti, sulle Grigne. Viene catturato dalle Brigate Nere a Esino Lario il 2 novembre 1944 e torturato a Bellano, poi trasferito a Bolzano e nel campo di concentramento di Mauthausen, dove muore il 12 febbraio 1945. Nel luglio 1947 è riconosciuto “partigiano combattente caduto” dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri. La famiglia ha ringraziato tutti coloro che hanno reso possibile il riconoscimento.

Canali Pasquale: nato a Cesello Brianza (vecchio nome di Cesana, unita a Suello) il 3 agosto 1924 e chiamato alle armi il 19 agosto 1943, nel 2° Reggimento Artiglieria Alpini “Gruppo Bergamo”; l’8 settembre 1943 è catturato dai tedeschi a Merano e internato in Germania a Fallimboster, fino al rimpatrio il 25 luglio 1945. La famiglia ha voluto ringraziare le amministrazioni comunali di Suello e Lecco, il Prefetto, i signori Rigoni e Nasatti dell’Istituto del Nastro Azzurro e il gruppo Alpini Cesana Brianza.

Codega Mario: nato a Premana il 30 gennaio 1926, è chiamato a prestare servizio per la Repubblica Sociale Italiana, ma come altri giovani premanesi non si presenta, viene dichiarato renitente e si aggrega ad altri sbandati locali. È catturato dalle Brigate nere e dalle SS tedesche nel rastrellamento del 23 ottobre 1944, trasferito al carcere di San Vittore a Milano e deportato in Germania con altri premanesi, destinato al lavoro coatto. Viene liberato dalle tuppe alleate e rimpatriato nel giugno 1945.

La famiglia ha sottolineato di non poter ricevere regalo migliore nel giorno del suo compleanno.

Colombo Giovanni Battista: nato a Germanedo di Lecco il 26 dicembre 1922, chiamato alle armi il 24 gennaio 1942 nel Deposito del 3° Reggimento Artiglieria Corpo D’Armata, il 21 marzo 1942 è trasferito al 21°Reggimento Artiglieria Motorizzata di Piacenza e alla Scuola Artificieri, superando il corso di Artificiere con il massimo dei punti. Trasferito a Nola, il 29 agosto 1943 è trasferito con tutto il suo reparto a Bolzano e catturato dai tedeschi il 9 settembre 1943, poi deportato in Germania, ad Hannover. È stato rimpatriato nel luglio 1945.

Frigerio Angelo Aquilino: partigiano, nato a Calolziocorte l’1 aprile 1921. Alla dichiarazione dell’armistizio del 1943 è nel 5° Reggimento Alpini di Monza e raggiunge la sua famiglia a Calolziocorte, aderendo da volontario alle Brigate partigiane in Val Taleggio e Val Brembana. È arrestato dalle Brigate Nere in seguito a delazione, l’11 febbraio 1944 a Bergamo e, dopo le torture, trasferito al carcere di San Vittore a Milano, dove rimane per tre mesi. È trasferito al campo di Fossoli e, nel luglio 1944, deportato nel campo di concentramento di Mauthausen. È liberato dall’esercito americano il 5 maggio 1945 e rimpatriato il 28 giugno.

La famiglia ha voluto ringraziare le autorità presenti, il ragionier Augusto Galli per l’aiuto e in particolare il professor De Battista, che ha scoperto che Frigerio, nel 1946, ha depositato una copia del diario che teneva nel campo al Comune di Lecco. La figlia ha dunque voluto mostrare la copia originale alla sala, piegata in quattro per tenerlo in tasca, e ha evidenziato che leggerlo le ha fatto scoprire, tra le altre cose, che il padre era nella stessa prigione dei lecchesi Lino e Pietro Ciceri e che, per combattere la solitudine, dava le briciole del suo pezzo di pane a un topolino che lo veniva a trovare nel campo.

Frigerio, conosciuto da tutti con il nome partigiano “Lino Gabbia“, non ha mai perso il sorriso malgrado tutto ed è ricordato anche dall’assessore Tina Balossi, che lo ha ritrovato nelle testimonianze dei tanti anziani calolziesi con cui ha parlato; Balossi ha evidenziato che “nella mia prima partecipazione ad un’occasione di questo genere, sono stata colpita dalle toccanti testimonianze delle famiglie: i sopravvissuti hanno tramandato loro dei vividi ricordi, in cui emerge soprattutto la fame, sofferenza che tutti gli internati hanno provato”.

Fumagalli Giulio: nato a Lomagna il 30 gennaio 1924, è chiamato alle armi il 18 maggio 1943 nell’89° Fanteria di Genova Bolzaneto. Catturato dai tedeschi il 9 settembre 1943, viene deportato in Germania e internato nello Stalag VI C, poi nell’estate 1944 in altri campi e da settembre in Vestfalia. È liberato dagli Alleati e rimpatriato il 29 agosto 1945 nel centro di raccolta di Como.

La famiglia, dalla voce del figlio don Giovanni, ha ricordato l’importanza del lavoro prezioso di fare memoria, ringraziando la nipote Beatrice per la determinazione nell’aiuto e sottolineando che questo momento “è l’elogio dell’ordinario, di persone che hanno fatto qualcosa di normale”.

Ghezzi Alfredo Luigi: nato a Sartirana Briantea il 27 ottobre 1924, militare nel 7° Reggimento Bersaglieri a Bolzano, è stato prelevato e catturato dai tedeschi il 8 settembre 1943 a Bolzano e deportato in Germania, in un campo di concentramento. È stato rimpatriato il 9 settembre 1945.

Il figlio ha ringraziato tutti coloro che hanno reso possibile il riconoscimento, ricordando che il padre non si è mai lamentato di ciò che ha patito.

Immediato Vito: nato a Eboli il 13 ottobre 1921. Il 19 agosto 1940 è volontario Aviere nell’Aeronautica, ad ottobre 1940 è trasferito al 1° Reggimento Avieri di Roma e ad ottobre 1942 nella Caserma di Torino. L’8 settembre 1943 è catturato dai tedeschi e trattenuto in Germania fino al 7 settembre 1945. È stato decorato con la Croce al merito di guerra.

La figlia Patrizia ha ricordato che il padre, che ha sposato una ragazza ucraina in Germania, ha avuto nove figli, ed ha condiviso i ringraziamenti della famiglia non presente.

Morganti Antonio: nato a Rongio il 25 dicembre 1923, meccanico, è chiamato alle armi il 20 gennaio 1943 nel 5° Reggimento Alpini, Battaglione Morbegno.

È fatto prigioniero dai tedeschi a San Candido, il 9 settembre 1943, e internato in Germania a Mulberg.

Viene liberato dall’Armata Rossa il 23 aprile 1945 e rimpatriato il 26 agosto 1945 nel centro raccolta di Bolzano.

Rusconi Carlo: nato a Valmadrera il 10 luglio 1919, arruolato nel compartimento marittimo di Genova il 20 luglio 1938 e giunto al Deposito C.R.E.M. di La Spezia, il 15 maggio 1939. Prigioniero in Germania dal settembre 1943, sino al dicembre 1943, muore il 14 dicembre 1943 nel campo di Viernau in Germania ed è stato prima sepolto lì e poi rimpatriato e sepolto a Valmadrera nel 1968.

La famiglia ha voluto ringraziare le autorità e il signor Nasatti e il nipote ha esibito il testimone dell’Associazione dei Caduti, ricordando lo zio come una presenza costante nella famiglia nonostante non fosse più con loro e citando la testimonianza di un ufficiale romano internato con lui che narra che Rusconi morì in una lite per un semplice pezzo di pane.

Valsecchi Carlo: nato a Carella Mariaga il 3 febbraio 1915, chiamato alle armi il 16 aprile 1936 nel 7° Reggimento Bersaglieri, il 10 marzo 1937 è stato nominato Bersagliere Scelto. Mandato in congedo illimitato nell’agosto 1937, è richiamato alle armi il 5 novembre 1940, nel 3° Reggimento Bersaglieri di Lodi, e trasferito al 2° Bersaglieri di Roma a dicembre. Il 20 dicembre sbarca in Albania e il 9 settembre 1943 è catturato dai tedeschi in Grecia, e deportato in Germania fino al 30 agosto 1945.

La nipote ha voluto ricordare le testimonianze del padre su Valsecchi, citando come si sia salvato da una bomba sulla sua tenda e da una scheggia di granata a pochi centimetri dal viso.

La commemorazione si è quindi conclusa con una foto di gruppo (in copertina), a suggellare il ricordo delle famiglie.

Michele Carenini