“THE VILLAGE”, QUILECCOLIBERA SCOPRE LA QUERELA DI BRIVIO… ATTRAVERSO UN ARTICOLO

LECCO – Vicenda complessa, quella che oppone oggi in forma durissima l’associazione lecchese che ha fatto scoprire la penetrazione mafiosa in città (prima nell’indifferenza dei più, successivamente suscitando l’interesse generale) e il sindaco Virginio Brivio.

tasti-macchina-da-scrivereQui Lecco Libera da tempo informa – carte alla mano – sui tanti fatti legati alla ‘ndrangheta e al malaffare. Recentemente ha pubblicato le dichiarazioni del primo cittadino alla Procura di Milano nell’ambito della nota inchiesta della Dda “Metastasi”. E nelle ultime ore anche uno stralcio delle sommarie informazioni testimoniali rese dal capo di Gabinetto della Prefettura di Lecco, Stefano Simeone (non indagato, così come lo stesso Brivio) a proposito della controversa licenza della pizzeria “The Village” di Lecco.

BRIVIO E FACCHINIOra Facchini & C. scoprono attraverso un articolo di giornale (stampa cartacea vicina all’amministrazione di Palazzo Bovara) che Brivio avrebbe annunciato “il ricorso alle vie legali contro l’associazione, a tutela della sua persona”. Tema interessante: di solito – aggiungiamo noi – sono proprio QLL e in generale quanti vengono tacciati di “giustizialismo” a salire sul banco degli accusati quando divulgano informazioni in ambito giudiziario prima che queste siano note agli interessati. Nel caso specifico, molto deve avere sorpreso Qui Lecco Libera leggendo il quotidiano, che rivelava in sostanza l’esistenza di una querela da parte del sindaco.

Ecco allora la replica, secca e con parecchio veleno nella coda, rivolta al giornale in questione:

Gentile direttore,
abbiamo letto con dispiacere l’articolo pubblicato oggi sulla questione che vede coinvolti i titolari della pizzeria “The Village”, il Comune di Lecco e la Prefettura di Lecco. È semplicemente inaccettabile liquidare la nostra documentata attività e i nostri circostanziati interrogativi come “attacchi puramente politici” o “calderone dei dubbi e delle illazioni”. Le valutazioni errate dell’autore dell’articolo -sovrapponibili a quelle dell’amministrazione comunale, peraltro- hanno purtroppo sostituito i fatti e la realtà, tradendoli e alterandoli. Mai la nostra associazione ha “messo in dubbio” le minacce riferite dall’amministrazione: basta rileggersi il nostro scritto e la diffusa documentazione allegata. Sostenerlo è una grave falsificazione, che lede chi ne fa parte e l’intelligenza del lettore.

È un’illazione chiedersi -carte alla mano- il perché il Comune di Lecco abbia concesso nell’ottobre 2011 una licenza ad un locale già oggetto di una chiarissima informativa atipica della Prefettura di Lecco che parlava nel luglio 2011 di un “sospetto della sussistenza di tentativi di ingerenze mafiose nel tessuto lecchese da parte di appartenenti alla criminalità organizzata locale, attraverso la società in argomento”?

Non ci faremo in ogni caso intimidire dalle querele “annunciate” -tramite la giornalista- dal sindaco di Lecco, trinceratosi ancora una volta dietro a un laconico ed emblematico “no comment”. La trasparenza è il miglior alleato della legalità.

Non ci adegueremo ai più o meno espliciti inviti a tacere, anche a costo di scontentare qualcuno. Che sia un politico, un giornalista, o un responsabile ufficio stampa.

Qui Lecco Libera