DON GIOVANNI MILANI
MEDITA NELLA DOMENICA
PRIMA DELLA DECOLLAZIONE
DI SAN GIOVANNI

Il brano che è oggi offerto alla nostra riflessione è molto noto, non per questo è da leggere sbadatamente o quasi solo ammirando una pretesa sagacia del Signore Gesù a trarsi d’impaccio dalla trappola delle parole tesa da quella singolare alleanza di farisei ed erodiani; è invece da considerare in quanto insegna a noi ed ha tentato d’insegnare anche allora. La certezza di quelli d’aver trovato modo o di screditare il Signore Gesù presso l’autorità romana occupante o di poter togliergli l’auge davanti al popolo che l’ammirava tanto, non trova soddisfazione in quella risposta che indica agire di giustizia a loro e poi anche a noi. Gesù, nel tempio chiede un denario (moneta vietata in quel luogo santo, ma subito tratta di saccoccia dagli avversari): quando ce l’ha tra mano, la osserva e non solo, fa domanda sull’effige e la scritta, “l’iscrizione”, che – ben noto a tutti – son quelle imperiali, del dio Tiberio Cesare e ne riceve risposta come appunto di Cesare; ecco allora il controbattere davvero inaspettato dagli interlocutori che indica giustizia ben oltre il materiale. Non è neppure una risposta, ma pone assai interrogativi. Non nega si debba pagar tassa, ma dice molto altro soprattutto in modo allusivo, a coloro che lo circondano ed ancora a noi: “Quello che è di Cesare rendetelo a Cesare, e quello che è di Dio, a Dio”.Sant’Ilario commentava così quelle parole: “La moneta di Cesare è fatta di oro e in essa è incisa la sua immagine; la moneta di Dio è l’uomo, nel quale è raffigurata l’immagine di Dio; pertanto, date le vostre ricchezze a Cesare e riservate a Dio la consapevolezza della vostra innocenza”.

In verità il denario (la traduzione liturgica lo fa “denaro” come quello che teniamo nel portafoglio, ma è lo stesso) quello antico, era d’argento, ma tant’è, sta tutta la riflessione che richiama, in Genesi, l’uomo ad “immagine e somiglianza di Dio”. Vi è altra iscrizione, ed è regale, dettata in ischerno eppure è più che veritiera: quella della croce che dice Gesù “re dei Giudei”, sappiamo bene: non solo di quelli; quella è più che immagine di Dio, ben più di quella imperiale che sta sulle monete: non ne è solamente immagine. Regalità diverse cui rendere il proprio. Che cosa chiede, e gli è proprio, il Signore Dio? Per vero non chiede nulla, almeno di quanto è evidente all’occhio e materiale, eppure – basta pensarci un poco – scopriamo bene quanto ci ha dato: addirittura tutto, anche materiale; che ad ascoltare il Signore Gesù stesso, quanto abbiamo da dare al Signore è solo l’amore, amore che versato al prossimo, sta proprio sul conto d’Iddio.

 

Don Giovanni Milani