L’introduzione che Luca dà alla pagina della nascita del Signore abilmente richiama disposizioni con cui i “grandi” credono ordinare i popoli, ma sono ignare degli eventi che paiono toccare solo gli umili, ma sono il dono di Dio che entra nell’umanità a dare nuovo senso alla storia.
È bello gustare questi contrasti che già ci danno senso evangelico.
Questi umili, Giuseppe e Maria, seppur d’alta la stirpe, dall’oscura città di Nazaret scendono alla regale Betlemme, affrontano il disagio del viaggio, la povera provvisorietà dell’alloggio, ma sono loro il centro dell’amore di Dio e della storia.
Il delicato narrare di Luca ci dice – e più ci fa intuire in modo leggero – disagi e tenerezza: “Mentre si trovavano in quel luogo, si compirono per lei (Maria) i giorni del parto. Diede alla luce il suo figlio primogenito, lo avvolse in fasce e lo pose in una mangiatoia, perché per loro non c’era posto nell’alloggio”.
Città regale Betlemme, ma gli angeli non entrano nei grandi palazzi; ci sono timidi pastori cui fare annuncio, l’annuncio di gloria e luce; a loro il segno: “Un bambino avvolto in fasce, adagiato in una mangiatoia”.
Un segno così piccolo: un segno di povertà sin d’una mangiatoia che è cuna, eppure quel segno è di un “Salvatore che è Cristo Signore”.
L’atteso da tanto di storia, il figlio di Davide il Messia promesso, è giunto in quel modo e annunciato da stuolo di angeli, ma ai piccoli, ai pastori (non certo apprezzati dal sussiego degli scribi che li han per impuri) invece non sono impuri per “la moltitudine dell’esercito celeste”.
Credo sia tanto importante per noi, non solo meditare sul grande evento del Figlio di Dio che divien uomo per noi, ma anche vivere la nostra gratitudine al Signore, pure leggendo con cura il modo con cui l’evangelista ci racconta quei fatti.
La narrazione, già nel tono, ma anche nel coinvolgimento delle persone, è insegnamento e, ancora di più, abbiamo da prenderla in suggerimento morale.
Ci dice infatti come le cose del Signore non sono pari a quelle della storia che siam soliti osservare: il muoversi del Signore valuta quanto non si fan facilmente presente agli occhi, le sue scelte vanno piuttosto verso cose e persone, condizioni e modi, che paiono tenui al nostro vedere, proprio lì abbiamo da osservare.
Don Giovanni Milani