In questa festa del battesimo del Signore leggiamo la redazione di Luca che gli dedica solo due versetti nei quali il fatto non è neppure descritto, solo richiamato insieme con quello “di tutto il popolo”, pure nel non trascurabile contesto di preghiera. In questa preziosa temperie: “il cielo si aprì e discese sopra di lui lo Spirito santo in forma corporea, come di colomba”.
Fermiamoci un momento su questo cielo che si apre evidentemente a segnare comunicazione nuova tra cielo e terra, tra Dio e l’uomo, nel Signore Gesù in preghiera.
Si apre il cielo, così la teofania dello Spirito santo e della “voce dal cielo”.
Lo Spirito, il soffio originario che dà vita all’uomo è detto divino, “santo”, e ha “forma corporea come una colomba” come nelle tradizioni antiche dai salmi ad Osea a Genesi, dove porta segno pacificante, ma anche allusione al popolo del Signore, così che il segno sembra essere indicato da Luca, a confronto con gli altri sinottici, come particolarmente diretto al popolo.
Il racconto brevissimo è certamente incentrato sull’effondersi divino in favore del popolo al quale la “voce dal cielo” (l’indicazione – più che dire la provenienza – annota l’autorevolezza) appare del Padre.
Gesù è all’inizio della sua vita pubblica e Dio stesso ora lo presenta al popolo suo Figlio (“Figlio di Dio”, come già nel racconto di Luca dell’annuncio era stato ripetutamente proposto a Maria); dice infatti la voce dal cielo: “Tu sei mio Figlio, l’amato, in te ho posto il mio compiacimento”.
Possiamo anche rimarcare l’aggettivo: “amato” che nella tradizione ebraica è attribuito ad Isacco e già sottilmente richiamerebbe l’ancor lontano sacrificio della croce.
Se Luca nega spazio al racconto e lo fa consistere tutto nella teofania, il contesto è però introdotto dalla figura di Giovanni Battista cui accorrono folle in attesa del battesimo.
Giovanni annuncia il battesimo che darà Gesù come immersione nello “Spirito santo e fuoco”, nell’investimento divino dello Spirito e della voce del Padre, già vediamo avverata la profezia in questa immersione che è evidente premessa alla sua attività apostolica ma insieme prefigura il battesimo cristiano, non nel solo simbolo di Giovanni “con acqua” ma nello “Spirito santo e fuoco”: l’energia vitale dello Spirito.
Gesù è proclamato Figlio di Dio e il battesimo in cui immerge noi, dona anche al discepolo la stessa ricchezza divina rendendolo figlio nel Figlio.
Don Giovanni Milani