Siamo ancora immersi nelle feste del Natale ed il brano evangelico ci giunge un poco inaspettato nel suo riferirsi già alla vita apostolica, della predicazione del Signore.
La prima riflessione l’abbiamo a porre sul Natale, che, se ci muove sentimenti istintivi di tenerezza per il neonato Bambino, è il grande dono dell’incarnazione, il farsi uomo di Dio, l’abbassarsi tra noi (ricordiamo quella provvisorietà e debolezza del “porre la tenda tra noi”) che non è il puro percorrere umanità; si pone l’alto scopo della salvezza dell’uomo, attraverso l’annuncio felice e la realizzazione della salvezza dell’umanità, attraverso la vittoria sul male nel sacrificio della croce e la risurrezione.
Il brano inizia con il ritorno di Gesù in Galilea “con la potenza della spirito” e il suo riprendere abitudine antica di preghiera presso la sinagoga del suo passato di ragazzo e giovane.
Attorno a lui Luca ci fa intuire diversità di sentimenti ed accoglienza benché il ritaglio liturgico ci dia ragione solamente della meravigliata testimonianza positiva per “le parole di grazia che uscivano dalla sua bocca”.
Conosciamo l’esito di quella visita al paese dell’infanzia e giovinezza ma il messaggio che la liturgia odierna ci vuole lanciare ci concentra non sull’episodio, ma sul messaggio che il Signore Gesù trae dalla lettura profetica nel rotolo svolto, la profezia di Isaia, che, come appunto proclama il Signore Gesù: “Oggi si è compiuta questa Scrittura che voi avete ascoltato”.
Nel Signore si adempie la Scrittura profetica di Isaia, ma non solo è per quel momento storico, l’annuncio felice del vangelo nel Signore Gesù risuona e rivive, da quell’”oggi” del sul farsi uomo, in ogni tempo, in Gesù si compie la salvezza, non solo nell’annuncio, è in lui che si realizza.
È lui il Signore la salvezza annunciata a Nazaret e compiuta nella sua morte e resurrezione per noi e per ogni uomo.
Il Natale non è fine a sé stesso, alla contemplazione di quella prodigiosa natività, di quel Bambino affidato alle cure di Maria e di Giuseppe, è per la gloria del Signore nella vittoria sul male che opprime l’uomo.
In questa liturgia viviamo il tempo di Natale, non nel suo battito di ricordo temporale nella tenerezza di Betlemme, ma nell’annuncio e nel realizzarsi dell’amore di Dio per gli uomini nel suo farsi uomo e donare in quella sua presenza realtà nuova all’umanità intera.
Don Giovanni Milani