LECCO – Ampia la partecipazione allo sciopero generale proclamato per venerdì 12 da Cgil: nelle parole della sezione lecchese del sindacato, “in piazza oggi c’era l’Italia che lavora davvero e che non abbassa la testa di fronte alle ingiustizie”. Cgil Lecco ha voluto ringraziare chi ha scelto di scioperare “perdendo una giornata di prezioso salario, per rivendicare una Legge di bilancio più giusta“.
Diego Riva, segretario generale Cgil Lecco, ha aperto la manifestazione richiamando un’immagine simbolica: “Un’immagine che appartiene alla nostra storia collettiva: Piazza Fontana, il 12 dicembre. Un giorno tragico che colpì il cuore della democrazia italiana e che ancora oggi ci ricorda quanto siano preziosi la giustizia, la verità e la partecipazione. È da questo senso profondo di responsabilità che nasce la nostra mobilitazione”.
“Arriviamo a questa giornata dopo settimane intense, durante le quali il sindacato non ha mai smesso di essere presente – ha dichiarato Riva -. Abbiamo garantito continuità, ascolto e iniziativa. Abbiamo scioperato, manifestato, riempito le piazze.
Con le ore di astensione di oggi raggiungiamo venti ore complessive di sciopero: un sacrificio significativo che testimonia la determinazione delle lavoratrici, dei lavoratori e dei pensionati.
C’è chi sostiene che i temi sollevati dal sindacato siano “sempre gli stessi”: salario, diritti, welfare.
È vero: sono gli stessi perché irrisolti. Riguardano la vita delle persone, le loro difficoltà quotidiane, la qualità del lavoro e la tenuta del sistema sociale. Lo sciopero sta riuscendo in tutto il Paese proprio perché nasce da vertenze reali e da problemi concreti”.
“Per costruire un’Italia più equa, sostenibile e realmente democratica, è necessario affermare con chiarezza che questa legge di bilancio non risponde ai bisogni del Paese.
La narrazione ottimistica del governo non coincide con i dati: la crescita è ferma, come confermano Istat e Banca d’Italia, e negli ultimi tre anni la mancata restituzione del drenaggio fiscale ha impoverito in modo significativo i redditi medio-bassi.
Mentre il gettito statale aumenta, salari e pensioni restano fermi e pagano aliquote più alte rispetto a rendite finanziarie ed extraprofitti. La riduzione dell’aliquota dal 35% al 33% favorisce soprattutto i redditi più elevati e apre la strada a un modello di flat tax che ridurrebbe progressività e welfare pubblico. In questo quadro a perdere sono soprattutto i più fragili.
Vi è poi un tema cruciale: la crescita delle spese militari, con l’obiettivo del 5% del PIL entro il 2035, pari a circa 145 miliardi all’anno. Una prospettiva che sottrae risorse vitali al welfare, alla scuola, alla sanità, e che rischia di accentuare la deindustrializzazione. La pace, il lavoro e l’ambiente non sono battaglie separate: fanno parte di un’unica visione di futuro.
Le criticità riguardano anche pensioni e giovani generazioni: l’età di uscita si allunga, gli assegni reali si riducono e le prospettive per chi oggi è precario sono drammatiche. Senza una pensione di garanzia per i giovani, l’intero impianto rischia di indebolirsi. Né la legge di bilancio interviene sul lavoro femminile o sulla violenza di genere, né rafforza il sistema educativo e il sostegno alla formazione.
Ricordiamo inoltre che il diritto di sciopero è costituzionale e rappresenta uno strumento fondamentale di democrazia. Lo esercitiamo responsabilmente, pagandolo di tasca nostra, per difendere diritti e tutele. Per questo respingiamo con fermezza le accuse rivolte al sindacato”.
“Il Paese è di fronte a un bivio – ha sentenziato il segretario – : da una parte un modello fondato su austerità e economia di guerra; dall’altra un progetto che valorizza il lavoro, rafforza lo Stato sociale e punta su una transizione ecologica e digitale equa.
La CGIL continuerà a esercitare un ruolo di rappresentanza generale, contribuendo al dibattito pubblico e rivendicando scelte in grado di migliorare la vita di milioni di persone.
La dignità del lavoro parte dalla sicurezza: nel nostro Paese si continua a morire mentre si lavora, e questo resta inaccettabile. Ogni morte è una sconfitta collettiva e richiede impegni concreti, non annunci.
Il prossimo anno saremo chiamati a confrontarci anche con il referendum sulla separazione delle carriere, mentre avanzano premierato e autonomia differenziata. Mutamenti che incidono sugli equilibri democratici e che non possono passare sotto silenzio.
Non ci limitiamo a dire che le cose non vanno: indichiamo soluzioni. Un contributo di solidarietà dell’1,3% sui redditi oltre i due milioni permetterebbe di rafforzare il welfare pubblico con circa 26 miliardi aggiuntivi. Non si tratta di una patrimoniale, ma di un atto di equità.
Oggi siamo in sciopero per difendere sanità, scuola, pensioni, diritti e salari. Per dare voce a chi contribuisce ogni giorno alla crescita del Paese. Per costruire un futuro più giusto”.
RedCro




